Oltre i confini e nel cuore dell’Europa: il Kgb e la Guerra Fredda

Pubblichiamo la terza puntata della serie dedicata da Yurii Colombo ai servizi di intelligence russi. L’attenzione dell’autore questa volta si concentra sul rapporto tra il Kgb e la Stasi, sull’influenza dei servizi segreti russi sulla politica cecoslovacca, e  su come il Kgb cercò di condizionare le mosse di Nehru e Indira Gandhi. Non mancano accenni alla figura di Harvey Lee Oswald e alla sua posizione rispetto ai sovietici e agli sviluppi che dopo l’uscita di scena di Kruscev portarono a una sorta di “pace sociale” durante la quale l’Urss dovette fare i conti con un ampio movimento di dissidenza. Questo articolo è accompagnato da una diretta streaming che sarà trasmessa domenica 2 maggio alle 18, appuntamento durante il quale Yurii Colombo ospiterà Brunello Mantelli per approfondire questo periodo storico in relazione all’attuale situazione politica (interna ed estera) russa.


Kgb e MfS: l’Accordo per la cooperazione

Da quando nel 2018 l’amburghese “Bild” ha pubblicato la tessera identificativa della Stasi del giovane Vladimir Putin (datata 1985) è ripreso il dibattito su quali fossero le relazioni tra Kgb e servizi tedeschi dopo la guerra.

La Stasi non ebbe infatti mai una reale autonomia organizzativa e politica anche se sarebbe riduttivo sostenere che fu una semplice struttura ausiliaria dei servizi del suo più “Grande Fratello”. Tuttavia a seconda delle fasi politiche e del suo  grado di sviluppo i servizi segreti tedeschi godettero della possibilità di operare in modo indipendente, soprattutto quando ciò concerneva l’attività sui pericoli interni. In particolare «la subordinazione del MfS  [acronimo dei servizi tedesco-orientali prima della riorganizzazione in Stasi, N.d.R.] si allentò un po’ a metà degli anni Cinquanta, quando il Pcus e il Partito comunista della Germania orientale, la Sed, cercarono di migliorare lo status della Repubblica Democratica Tedesca (Rdt) nel diritto internazionale. Nel 1957, i “consiglieri” sovietici assegnati al MfS furono ufficialmente ribattezzati “ufficiali di collegamento” e il 30 ottobre 1959 fu firmato un accordo ufficiale che regolò le relazioni tra il Kgb e il MfS», hanno precisato Walter Süß e Douglas Selvage. Successivamente L’Accordo di cooperazione tra il Kgb e il MfS del 1973 estese quello del 1959, citando gli obiettivi specifici della collaborazione come combattere la «sovversione ideologica», «scoprire e contrastare i piani ostili del nemico», «i preparativi immediati del nemico per l’attacco militare».

L’insurrezione operaia di Berlino (1953)

La questione di come gestire da parte sovietica una situazione incandescente e complessa come quella della Germania divisa in due stati indipendenti si pose in maniera urgente dopo gli eventi del giugno del 1953 quando erano dovute intervenire direttamente le truppe russe per stroncare a Berlino Est un’estesa insurrezione operaia.

L’insurrezione operaia di Berlino nel 1953

Secondo Andrew e Gordevskij nella loro classica storia del Kgb, a Mosca un tale disastro d’immagine per un paese che si proclamava socialista era stato principalmente «dovuto al caos prodotto dalla riorganizzazione del ministero degli Interni tedesco» (è noto che Beria, avesse una pessima opinione degli alleati tedesco-orientali al punto che in una riunione si spinse a darne una valutazione sarcastica: «La Rdt? Che cos’è questa Rdt? Non è nemmeno un vero stato. Sono le truppe sovietiche a tenerla in piedi», ricordò in seguito un Andrey Gromiko ancora in erba).

Cia e Kgb nel cuore dell’Europa

Da allora in poi – e soprattutto dopo  la decisione di Nikita Kruscev di costruire il muro che divise Berlino tra il 1961 e il 1989 – la Germania occidentale e quella orientale divennero nel cuore dell’Europa il ring per eccellenza in cui Cia e Kgb si scontrarono con maggiore accanimento.

Nel luglio 1954 Otto John, il capo del servizio di sicurezza della Rft, il Bundesamt für Verfassungsschutz (BfV), scomparve da Berlino Ovest. Riapparve pochi giorni dopo in una conferenza stampa in Germania orientale nel corso della quale denunciò la «rinascita del nazismo nella Germania Ovest», una defezione gravissima dal punto di vista dell’immagine ancora di più delle informazioni che avrebbe presumibilmente fornito al governo di Walter Ulbricht. Personaggio instabile, John poi nel 1955 tornò a Bonn sostenendo che era stato drogato da Wolfgang Wohlgemuth, un medico del Kgb, cosa che però non impedì comunque ai giudici di condannarlo a quattro anni di detenzione. La talpa tedesco-occidentale più produttiva dei sovietici fu però Heinz Felfe che, nel 1958, divenne capo della sezione sovietica del servizio di controspionaggio dei servizi tedesco-occidentali. Felfe riuscì per molti anni a fornire al quartier generale del Kgb nella zona di Karlshorst a Berlino Est, le copie di quasi tutti i documenti importanti dei servizi tedeschi. Come nei migliori romanzi del genere, i rapporti urgenti venivano trasmessi via radio, il resto seguiva in doppi fondi di valigie, in pellicole nascoste nelle scatolette di alimenti per bambini e poi veniva depositato in posti convenuti o inviati tramite un corriere. Secondo la Cia i danni provocati da Felfe alle strutture di spionaggio della Germania Ovest furono enormi.

Guillaume, la talpa che mandò in crisi Brandt

Un’altra talpa importantissima per i russi fu Günther Guillaume, figlio di un medico tedesco che aveva curato e nascosto in casa il socialista Willy Brandt, quando era stato braccato dalla Gestapo. Nel 1955, Guillaume, istruito dai russi, scrisse a Brandt allora sindaco di Berlino Ovest, chiedendogli di dare una mano a suo figlio che era oggetto di discriminazione in Germania orientale. Fin dal primo incontro Brandt si affezionò a Günther e si sentì in dovere di aiutarlo. Nel 1956 Guillaume e sua moglie, ambedue agenti dei servizi orientali, furono accolti in Germania occidentale come profughi politici. Nel giro di pochi anni furono assunti entrambi a tempo pieno come funzionari del partito socialdemocratico tedesco (Spd). L’ascesa al potere di una coalizione diretta dall’Spd, con Brandt come Cancelliere, nel 1969, offrì a Guillaume un’occasione straordinaria: diventare suo segretario alla Cancelleria di Bonn. Nel gran numero di informazioni ad alto livello che Guillaume poté fornire ai servizi tedeschi e, tramite questi al Kgb, vi furono le istruzioni dettagliate per la nuova Ostpolitik della Rft, che tentava di stabilire allora i primi contatti ufficiali con la Rdt e gli altri stati oltrecortina. Lo scandalo causato, nel 1974, dalla scoperta del vero ruolo di Guillaume fu così grave da provocare una grave crisi politica e le dimissioni dello stesso Brandt.

influenza dei servizi segreti russi

Günther Guillaume e Willy Brandt

“L’offensiva delle segretarie”

Guillaume fu la punta di diamante di una massiccia incursione di talpe tedesco-orientali nella Repubblica Federale. Un disertore dei servizi tedesco-orientali ha calcolato che nel 1958 vi fossero oltre 2000 agenti infiltrati in varie strutture dello stato tedesco occidentale e il loro  numero costantemente si accrebbe negli anni Sessanta e Settanta. Uno dei maggiori strumenti strategici dei servizi di Berlino Est per  infiltrarsi negli apparati statali di Bonn fu la cosiddetta “offensiva delle segretarie” ideata a Mosca dagli uffici esteri del Kgb. Una serie di agenti della Germania comunista infatti riuscirono a sedurre delle impiegate governative di Bonn che avevano accesso a informazioni riservate. Una delle principali vittime di questa iniziativa, fu Irmgard Römer, quarantenne, segretaria al ministero degli Esteri, che si occupava delle comunicazioni con le ambasciate all’estero. Ella fornì copie in carta carbone a Carl Helmers, un agente della Hauptverwaltung Aufklärung (Hva, l’agenzia tedesco-orientale per lo spionaggio all’estero) a cui, dopo l’arresto, fu affibbiato il soprannome di “Casanova rosso”. Nei vent’anni successivi il suo ruolo fu svolto con successo anche maggiore da altri “Casanova rossi” inviati da Markus Wolf, il vicedirettore della Hva nella “Germania capitalista”.

Markus Wolf

La tattica dell’“offensiva delle segretarie” continuò con ottimo risultati ancora a lungo.

Nel 1967 Leonore Sütterlein, impiegata al ministero degli Esteri di Bonn, fu condannata per avere consegnato, tramite suo marito Heinz, 3500 documenti segreti al Kgb. La vicenda si concluse tragicamente: quando Leonore scoprì che Heinz era un agente dello spionaggio russo e l’aveva circuita soltanto per assicurarsi la sua collaborazione, si suicidò in carcere. Altre segretarie vennero condannate come spie dell’Hva, nella prima metà degli anni Settanta, fra cui Irene Schultz, funzionaria del ministero delle Scienze, e Gerda Schröte, impiegata dell’ambasciata tedesco-occidentale a Varsavia. Anche alcuni funzionari della Spd finirono in quell’epoca per incontrarsi regolarmente con un ufficiale del Kgb operante sotto copertura diplomatica, convinti che il fornire informazione su quanto succedeva ad Ovest potesse spianare la strada della Ostpolitik.

Il Kgb in Usa: l’ombra su Oswald

Contemporaneamente l’attività del Kgb procedeva anche negli Usa. Non è un caso che sul misterioso caso dell’omicidio di John F. Kennedy – malgrado non sia l’ipotesi principale – si stenda ancora oggi l’ombra che un qualche ruolo nel piano ideato da Lee Harvey Oswald sia stato giocato dai servizi russi. Nel 2017 il governo americano ha declassificato un’ingente quantità di documenti (circa 3000) relativi all’assassinio nel 1963 del presidente Kennedy in cui sono emerse prove di contatti tra Lee Harvey Oswald e gli ufficiali dell’intelligence sovietica in Messico, due mesi prima dell’omicidio. Secondo i documenti Usa uno di quegli ufficiali, Valery Kostikov, avrebbe avuto una lunga telefonata con Oswald qualche settimana prima dell’attentato.

La notizia che Kostikov fosse stato in relazione con Oswald è assai curiosa visto che quest’ultimo aveva rotto formalmente le relazioni con l’Urss al momento di lasciare l’Unione Sovietica l’anno precedente.

Oswald infatti dopo aver chiesto asilo politico in Urss, aveva vissuto e lavorato a Minsk tra il 1959 e il 1962, e perfino sposato una cittadina della capitale bielorussa prima di richiedere al governo sovietico di poter rientrare in Usa (e sorprendentemente avere tale deroga senza problemi) dove ebbe ancora rapporti saltuari con formazioni della sinistra americana.

influenza dei servizi segreti russi

Lee Harvey Oswald, foto del 1959 che forniscono diverse versioni della sua immagine, messe a confronto in una ricostruzione di Jack White per la John F. Kennedy Assassination Collection, University of Texas at Arlington Libraries – Identifier: 2012-043.

L’intelligence e la crisi politica di Praga

Dal punto di vista dell’intelligence, qualche anno dopo all’interno del quadro dei “rapporti fraterni di internazionalismo” tra stati socialisti  ebbero grande importanza gli avvenimenti in Cecoslovacchia nel 1968, dove venne sospesa la norma che vietava al Kgb lo spionaggio all’interno dei paesi aderenti al Patto di Varsavia. Il generale Alexander Kotov, consigliere capo del Kgb a Praga, sospettando che presto sarebbe stato necessario entrare in azione, ottenne qualche tempo prima dell’invasione, da Josef Houska esponente della “linea dura” dei servizi cecoslovacchi, copie delle fotografie di tutti gli ufficiali del servizio di sicurezza. Tuttavia malgrado poi venissero spedite a Praga alcune decine dei migliori agenti sovietici per gestire la crisi politica, la struttura stessa dell’organizzazione comunista non fu in grado di operare al meglio perché non in grado di capire quanto stesse avvenendo, cogliendo nei riformatori di Dubcek solo dei “pericolosi controrivoluzionari”. Secondo alcuni storici russi come Rudolf Picharya furono proprio le informazioni eccessivamente allarmistiche sui “complotti  imperialisti” di Yuri Andropov allora a capo del Kgb, a far propendere l’ago della bilancia di un incerto Politiburo verso l’intervento dell’agosto.

influenza dei servizi segreti russi

L’invasione di Praga da parte dei sovietici nel 1968

Per ironia della storia secondo Gordevskij «nel corso dell’invasione, il Kgb operò meno bene dell’Armata Rossa. I suoi reparti armati, che accompagnavano le forze regolari sovietiche con il compito di eseguire operazioni del tipo Smers per identificare e neutralizzare l’eventuale opposizione controrivoluzionaria, erano male addestrati e furono poco efficienti».

Chandra ed Erokin: la politica russa in Asia meridionale

Il paese dell’allora cosiddetto “Terzo Mondo” in cui il Kgb finì per investire i maggiori sforzi fu l’India non tanto al fine di spiare un paese che per lungo tempo fu molto vicino all’Urss (una vera e propria bilancia tra gli appetiti russi, americani e cinesi) sia ai tempi di Nehru sia in quelli di Indira Gandhi, ma al fine di tentare di condizionarne le mosse.

La figura di maggiore spicco nell’organizzazione dei “fronti” sovietici durante l’era di Breznev fu il comunista indiano Romesh Chandra, il cui entusiasmo per la causa sovietica risaliva ai tempi in cui aveva studiato all’Università di Cambridge.

Alla fine degli anni Sessanta egli spinse Breznev a fare dei rapporti speciali con l’India la base della propria politica nell’Asia meridionale.

I successi sembra furono tali che Dmitry Erokin, l’uomo di punta dei servizi russi a Nuova Delhi, tornò a Mosca nel 1970, con una promozione che fece di lui il più giovane maggior generale del Kgb in attività. Malgrado ciò, più recentemente l’India ha iniziato a guardare agli Usa come principale partner internazionale, anche se ancora oggi i rapporti tra Putin e Modi sono ottimi soprattutto in alcuni settori strategici come quello energetico e militare.

“Pace sociale”, dissidenti e oppositori

Sul piano interno dopo l’uscita di scena di Nikita Kruscev e l’ascesa della “direzione collegiale” brezneviana si assistette alla più lunga fase di controllo sociale e di gestione dell’ordine pubblico più moderata e pacifica di tutta la storia sovietica e il ruolo del Kgb si limitò quasi al livello della routine. Tale “pace sociale” fu la conseguenza prima di tutto di una crescita economica e del tenore di vita significativo un po’ in tutta l’Urss. Il problema centrale per il Kgb restò il movimento della dissidenza. Secondo una valutazione degli stessi servizi sovietici, alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso, nel paese esistevano circa 8,5 milioni di oppositori o potenzialmente tali. Si trattava di una stima al contempo esagerata e riduttiva: questi settori della società erano, è vero, solo del 5% della popolazione adulta del periodo, ma anche quelli a più alto grado di formazione intellettuale. Questa caratteristica rendeva questi strati sociali poco propensi a organizzare attività violente e illegali e i servizi si limitarono per molti anni a gestire il problema spedendo in esilio, al confino o negli ospedali psichiatrici i suoi più riottosi rappresentanti di cui l’accademico Andrey Sakharov fu il più celebre (curioso il caso dello scrittore Eduard Limonov che sostenne al suo rientro in Russia negli anni Novanta, dopo esserne stato espulso nel 1975, di essere uscito dal paese in qualità di agente Kgb).

Bibliografia consigliata
  • Il Wilson Center ha pubblicato un’interessante selezione di documenti riguardanti la relazione tra servizi sovietici e tedesco-orientali durante la Guerra Fredda consultabili sulla sua pagina web.
  • David E. Murphy, Sergei A. Kondrashev, George Bailey, Battleground Berlin: CIA vs. KGB in the Cold War, London, Yale University Press, New edition, 1999.