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Macron à la guerre

L’impero sarà in declino, ma prima sparge cocci di Guerra

«Che Fare?»si chiedeva Černyševskij, poi copiato malamente da Lenin, qualche guerra imperiale fa.

Tra chi si mantiene informato dei preoccupanti venti di guerra si è in genere d’accordo sul fatto che il regime di propaganda, sguinzagliando pennivendoli guerrafondai, abbia narcotizzato le coscienze, riuscendo a criminalizzare chi addita il Pentagono Nudo che ha fatto strike, distruggendo l’Europa, costringendo a un impegno bellico faticoso Putin e il suo regime sanguinario quanto quello ucraino, ha dato mandato al governo razzista di Netanyahu di sterminare i palestinesi per lasciare libero sfogo alle merci che possano transitare dai paesi dell’Abrahams Contract in alternativa alla Belt Road Initiative. Il quasi unanimismo dà per certa la guerra preconizzata da Macron (e avviata da Sarkozy uccidendo Gheddafi) e che ridurrà in cenere l’Europa… La Guerra mondiale a pezzi poi prosegue con il confronto nel Golfo di Aden, dove sono trascinati tutti a fare sfoggio di muscoli (la Duilio, nave antisommergibile… gli houthi nel loro cospicuo arsenale hanno un buco forse proprio nei sommergibili), ma i veri massacri sono in Sudan per conto terzi e in Corno d’Africa in beghe sostanziali e pretestuose, come ci spiega Matteo Palamidesse in questo dialogo a distanza con Francesco Dall’Aglio, dove il Mar Rosso (e la Rift Valley, scendendo dal Sudan al Kivu) diventa localmente uno scenario emblematico del resto della strategia bellica mondiale postglobalizzazione.
“Il rilfesso dell’entropia distopica della Guerra rispecchiata nei singoli cocci dei conflitti locali”.

Quello su cui siamo smarriti è la risposta da dare alla domanda iniziale, a questo piano criminale che il potere mondiale eredita senza poter scegliere dal sistema capitalista che nelle stragi si perpetua nelle spirali affaristiche generate dalla Guerra totale.

Eppure l’unica resistenza possibile è la diffusione della renitenza e… diserzione