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Usa e Iran: “Missiles will be on the table”
Pubblichiamo un articolo che Lorenzo Forlani ha scritto per OGzero…

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Le molte violenze della pace in Colombia
Le recenti dichiarazioni del leader delle Farc Rodrigo Londoño…

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Occhi sull’India: agricoltori uniti contro le riforme agricole
L’inverno è una stagione produttiva
Per gli agricoltori in…

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Il Vietnam digitale al XIII Congresso del Partito
Vietnam all’alba del 13° Congresso Nazionale del Partito:…

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Biden Aggiustatutto: “Can you fix it?”
Joseph Robinette Biden Jr., meglio noto come Joe Biden, è il…

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Alexey Navalny, questo sconosciuto: una prospettiva
Il riaffiorare delle proteste antiregime in Russia ripropone…

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L'armata rurale assedia la Grande Delhi
Chi avrebbe mai detto che una protesta di agricoltori avrebbe…

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Antiche strade che decidono il destino
Alto è sicurezza. Alto è potere. Alto domina il paesaggio e…

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Minsk: perché l'opposizione non ha rovesciato il regime?
In Bielorussia proseguono le manifestazioni di protesta contro…

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Navalny: il Cremlino e la Lubyanka, chi decide cosa?
Chi ha avvelenato l’oppositore russo Alexey Navalny – entrato…

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La sfida dei curdi è una sfida per l'umanità
Prendiamola larga. Riguardo all'annoso dilemma se sia nato prima…

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Lo sceicco e il sultano: amici e isolati
Il 26 novembre, nella capitale della Turchia, i due presidenti…

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Spirali destabilizzanti avvolgono Cabo Delgado
L’opportunismo jihadista sfrutta la pandemia
Il terrorismo…

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“L’occhio del Buddha” e la Realpolitik di Aung San Suu Kyi
«La spiegazione è semplice: la gente non dimentica» dice un…

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Geopolitica della siccità: chi ha ucciso il Mekong?
La “madre delle acque”
Per il secondo anno consecutivo,…

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L’influenza russa si estingue nelle case incendiate a Karvachar?
Fantasie occidentali su Astana, droni reali su Stepanakert
Tutta…

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Il Grande Gioco in Asia centrale: la Cina palleggerà da sola contro il muro?
Ricordate il “nuovo Grande Gioco”? Agli inizi degli anni…

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Neom: The Red Sea Diving Resort
Immersione nella barriera arabo-israeliana in dissoluzione
Tra…

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Myanmar: fotovoltaico cinese e raffinerie indiane?
Riportiamo sul nostro sito l'analisi di Sabrina Moles apparsa…

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Saharawi. E da dove arriva questo conflitto?
Venerdì 13 novembre 2020 le agenzie di stampa mondiali hanno…

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Ultimi colpi di coda di un baro e dei suoi complici?
Ormai sembra inevitabile che il riottoso Trump sia costretto…

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Non di soli contrasti tribali vive lo scontro etiope...
... anzi, il sottile velo delle dispute etniche non riesce a…

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La Siberia tra il Dragone e il Sultano
La luna di miele turco-russa è finita
La linea di faglia apertasi…

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Segnali di fumo dal Bosforo a Washington
Annusate le possibilità di nuove concessioni con il cambio della…

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Un complesso militar-industriale rinnovato e senza remore
A volte ritornano... le tangenti Lockheed
Guerra e Pace. Pace…

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È cambiato qualcosa sotto i Cedri?
Rappresentanze variabili solo all’università?
Lo scorso 8…

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Astana agli sgoccioli. Chi ha più filo da filare tra Mosca e Ankara?
Traiettorie diverse di attraversamento transcaucasico-mediorientale
L’alleanza…

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Bangkok: la reazione alla vittoria della piazza
Un nuovo aggiornamento proviene dal Movimento di nuovo sceso…

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La politica estera europea guarda a Oriente
Quando il presidente cinese Xi Jinping visitò Berlino nel marzo…

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Strategie turche in preparazione del conflitto caucasico...
... e considerazioni sull’esasperazione dei nazionalismi in…

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La montagna di Doha e il topolino del dialogo intra-afgano
A quasi un mese dallo storico incontro di settembre tra Talebani…

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Tuareg, i curdi dell’Africa?
L'indipendenza e autodeterminazione dei popoli del Fezzan e della Nigeria passa attraverso la collaborazione tra tuareg e tebu, ma anche contro il neocolonialismo occidentale, soprattutto francese, che mira a controllare oro, uranio, petrolio, acqua e vuole imporre la sua presenza militare attraverso missioni Onu con il pretesto di combattere il jihadismo, con cui brevemente e riconoscendo l'errore il popolo azawad si era alleato nel 2013

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Ayotzinapa, sei anni fa se li sono presi vivi
Sei anni dopo la strage dei normalistas di Ayotzinapa il governo messicano riconosce gli insabbiamenti e arresta 70 militari, considerandoli responsabili per i fatti avvenuti a Iguala il 26 settembre 2020. Miguel A. Cabañas ha incastonato in un suo lungo saggio quella collusione di apparati militari, magistratura, politici corrotti e cartelli della droga, riconducendola alla necropolitica che affonda le sue radici nel neoliberismo e nel saccheggio del territorio, delle risorse e della manodopera da parte delle multinazionali, ottenendo una società dispotica animata dall'horrorismo

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La pace di Doha è quella sospirata dagli afgani?
O non è piuttosto quella di Mike Pompeo, segretario di stato…

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Onda d'urto nucleare sull’Iran
L'amministrazione Trump ha stracciato l’Accordo sul nucleare che l'Occidente con Obama aveva stipulato con il regime degli ayatollah; e Israele non perde occasione per sabotare gli impianti iraniani, da ultimo l'esplosione di Natanz il 2 luglio. Si crea così un duplice fronte, interno ed esterno all'Iran, insufficiente a mettere in crisi la Repubblica Islamica

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Flint, Michigan: il piombo nell’acqua e i tagli in bilancio
Lo stato del Michigan dovrà pagare 600 milioni di dollari come…

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L’Iran da Astana all’Eurasia
Massima pressione americana e scenario multilaterale regionale
È…

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La crisi iraniana ai tempi del coronavirus
I dispacci del ministero della sanità iraniano non lasciano…

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Tutti i nodi irrisolti tra Etiopia, Egitto e Sudan riaffiorano sulle acque del Nilo
Il premio più ambito per un leader, il premio dei premi, il…

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La spartizione delle risorse nel Mediterraneo
24 luglio 2020
Con le esplicite intenzioni espresse…

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Il piatto mare-monti tra Cina e Usa
Anche il recente scontro tra Delhi e Pechino va ricondotto a…

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Collane di atolli, rotte commerciali e cavi sottomarini
Lattuga, cavolo cinese, bok choi e molto altro. Non siamo in…

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La Somalia abbandonata finisce nella rete del Sultano
Il 9 maggio 2020 la Somalia è tornata con forza sulle prime…

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L’attivismo di Erdoğan concepito al Cremlino
Le strategie parallele russo-turche per l'indipendenza ottomana dagli Usa porta alle intese di Astana per spartirsi energia e controllo sullo scacchiere mediterraneo

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La Russia e il Medio Oriente
Da zar a raiss. La tentazione di esagerare, quando si affronta…

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Lo Spirito del tempo che percorre il territorio del Sahel
Nei due anni che vanno dal maggio 2018 al giugno 2020 nel territorio…

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Approdo africano della Belt Road Initiative: i meccanismi in gioco nella Great Rift Valley
l’Africa, l’Asia meridionale e il Sud America sembrano,…

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Parallelismi tra l'evoluzione del SARS-CoV-2 e la diffusione delle locuste in Africa orientale
Risvolti economici del disastro epidemico sommato alla piaga…

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L'adesione dell'Africa alla Belt Road Iniziative è stata unanime?
Grado di penetrazione degli investimenti asiatici in Africa:…

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La presenza militare cinese in Africa orientale
Boots on the ground
La guerra fredda è un lontano ricordo.…

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La contesa per l'acqua del Nilo
Raffaele Masto, Angelo Ferrari, 2020
Per l’Etiopia…

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Il fiume e il suo avvocato difensore
La Valle del Munzur appartiene, senza esagerazioni, alle…

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Oil exploitation in Kurdistan
The KRG oil policies eventually became curse for the people…

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Siria, Iraq: la “terra tra i due fiumi” ha sete
Dal primo decennio di questo secolo una siccità…

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Nazionalismo petrolifero e dubaizzazione
Fino al 2005 il nazionalismo curdo traeva fonte d’ispirazione…

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La decurdizzazione del Nordest siriano
La deportazione dalla Turchia dei rifugiati siriani curdi in…

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Attivismo turco nel mondo arabo: una partita energetica e strategica
All'arabizzazione forzata del Rojava negli intenti di Erdoğan, attivo anche in Libia, si contrappongono le affermazioni di Bashar al Assad, che lo giudica un invasore, forse pensando che il padre Hafiz aveva già operato un'arabizzazione della regione ai danni dei curdi; la spartizione della Siria con la fine del decennio si è completata, mentre due fazioni simili si contendono il potere in quella che era la Libia, di nuovo internazionalizzando la guerra per procura, con precisi appoggi dagli uni o dagli altri. La presenza russa condiziona e indirizza i protagonisti di entrambi i campi libici, come già in Siria.
L’accordo intercorso tra Erdoğan e Serraj per spartirsi il petrolio del Mediterraneo e le minime reazioni internazionali a questo abuso dimostrano la dipendenza di ogni nazione dalle risorse dei territori sottoposti a rivolgimenti geopoliticamente strategici, per cui ciascuno si mantiene libero di saltare sul giacimento del vincitore; solo la Grecia ha espulso l’ambasciatore turco, evidenziando la debolezza europea. Ma cosa si può immaginare in trasparenza dietro a questa situazione? in quale contesto dei due paesi si va a inserire?
Questo bel cortocircuito che coinvolge l’intero scacchiere mediorientale vede sempre in controluce il profilo di Putin, che spedisce truppe (il famigerato contingente paramilitare Wagner) e smuove alleanze contrapposte. Allargando il campo ai molti motivi di scontro, alleanze e affinità religiose (piegate a fare da foglia di fico per gli interessi geopolitici): se da un lato ci sono i Fratelli Musulmani, che Erdoğan appoggia dovunque, dall’altro lato c’è l’Egitto di Al-Sisi che con un golpe ha cacciato proprio il governo islamista eletto che sostiene un governo di Bengasi ufficialmente laico, ma finanziato dai wahaabiti sauditi, quanto Tripoli si avvale delle milizie jihadiste di Misurata. Così l’area mesopotamica torna ad apparentarsi con quella libica: gli strumenti, le strategie, gli interessi e i meccanismi messi in atto sono riconducibili a una medesima regia globale?