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Il punto d’arrivo di OGzero, l’elaborazione dei punctum e degli studium che dà vita a un vero e proprio progetto editoriale con materiali inediti. Qui tutti i progetti in corso e quelli già pubblicati. Acquistateli, aiutandoci così a capire che quello che vi raccontiamo vi interessa!
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L’Asean in subbuglio con il subcontinente indiano
Il G7 giapponese aveva palesato la solitudine del mondo “occidentale” rispetto ai tre quarti di popolazione mondiale che non ne fanno parte: lì i convenuti non si sono accorti della loro perifericità e del ridimensionamento della centralità dei “valori” del liberalismo. In seguito si è tenuto il 42esimo summit dell’Asean, che sarebbe principalmente un’area di libero scambio nel Sudest asiatico (dal 1967 ancora meno allineato del primo affrancamento di Bandung 1955, a cui fa riferimento Emanuele Giordana in questo podcast tratto da Radio Blackout) che sempre più coinvolge realtà nazionali che subiscono l’influenza politica di quel frammento di scacchiere internazionale. E qui infatti sullo sfondo si trovano due giganti come India e Cina, oltre alla terza via rappresentata dagli emissari della Nato in Indopacifico, Giappone e Australia.
Il problema in Manipur
Le regioni del Nordest indiano sono emblematiche dell’uso delle contrapposizioni tra comunità da parte dei poteri centrali.
Il long-summit (iniziato il 9 maggio e proseguito con tavoli tematici fino a giugno) – con le difficoltà di equilibrio regionale che si palesano vieppiù si allarga la presenza di nuovi attori – si teneva sotto l’egida dell’Indonesia, che presiede l’associazione in questo periodo, e un bel quadro della lunga preparazione alla successione di Widodo ce l’ha offerto Emanuele Giordana alla fine di un lungo viaggio in Sudest asiatico, che si è concluso nelle regioni del Nordest dell’India, dove si sono registrati scontri in particolare in Manipur. Le popolazioni che insistono su quelle regioni condividono lo stesso ceppo linguistico, simili radici culturali… Proprio come accade all’altro angolo periferico delle province del Myanmar: il Nord dei Chin, al confine birmano del Nordest indiano, una regione divisa a tutela di vecchi interessi legati al colonialismo britannico.
I danni dell’indusimo nazionalista di Modi e dei militari pakistani
Emanuele nel suo racconto ha aggiunto alcuni elementi a quelli enucleati da Francesco Valacchi in una precedente registrazione, trasmessa anch’essa da Radio Blackout: le contrapposizioni sono, come sempre meramente economiche e di traffici più o meno leciti e più o meno manovrati dalla Cina; e sul lato indiano indotte, prima dalla colonizzazione e ora dal potere centrale del Bjp, induista nazionalista che però comincia a trovarsi a dover contrastare l’Isis-Khorasan a seguito del cancro jihadista afgano e che sta tracimando dal Pakistan, dove il Partito talebano si fa sempre più pericoloso, fin da quando era stata in qualche modo concessa loro una legittimità di esistere dal passato governo di Imran Khan, il cui arresto ha dato luogo a violenti scontri con decine di morti, tanto per ridurre ulteriormente la tranquillità dell’area IndoAsean, di cui ci stiamo occupando e che ha descritto bene Francesco:
Il Myanmar visto dalla Thailandia
La tragedia del Myanmar è stata una delle questioni affrontate dal summit e anche Emanuele non ha tralasciato la grave ferita, anzi: in questi mesi esplorando lo spirito Asean non si è solo spinto al confine con l’India, ma si era già mosso a recuperare testimonianze dal lato thai delle comunità karen.
La Thailandia del Move Forward
Dalle prossime elezioni del 2024 già in preparazione in Indonesia abbiamo ripercorso questi mesi di viaggio di Emanuele Giordana e invece sulle strepitose elezioni thailandesi chiudiamo l’excursus andando a chiedere il parere di Massimo Morello, che dal suo privilegiato osservatorio di Bangkok ci narra di un ribaltamento epocale della volontà popolare, che discende dal cambiamento di costumi, riferimenti e cultura delle giovani generazioni che erano già scese in piazza esasperate dai rituali e dall’oligarchia asfittica che ha congelato il paese
Speriamo che non venga loro scippata la speranza di mutare le basi del paese, come è avvenuto in Myanmar.