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Sempre la stessa guerra a tappe in varie forme
Biden, il decrepito gendarme del mondo
Si tratta solo di un altro sguardo – per certi versi più allargato, per altri focalizzato sempre sul territorio palestinese – sempre sul lato asiatico del Mar Rosso, il cui controllo diventa un nuovo potenziale choke-point da cui far scaturire un ennesimo conflitto, che appare proxy. Per ora.
Sembra quasi che gli spostamenti navali della US-Navy rispondano a un bisogno di dimostrare il ruolo di gendarme mondiale; certo che forse è azzardato porsi come scudo degli interessi di schieramento in prima linea anche in questo terzo scenario, per quanto appendice di quello sulla riviera mediterranea. Vale la pena incrociare gli improvvisi dislocamenti di portaerei al monitoraggio del flusso di armi per anticipare i nuovi scenari della guerra scatenata disequilibrando la Libia con l’annientamento del regime di Gheddafi e l’inizio della richiesta di multilateralismo.
Chokepoint Houthi
Certo nei casi presi in esame dislocati all’imbocco del Mar Rosso la difesa non si limita a sancire alleanze strategiche, o accordi abramitici in bilico dopo il riemergere tra le pieghe della storia dei palestinesi sopravvissuti, ma il quadrante del Golfo di Aden e lo stretto di Bab el Mandeb sono acque essenziali per le merci in transito tra Asia ed Europa, controllate da emiratini nei dintorni di Socotra e nella libicizzazione del Sudan dalle due diverse fazioni a sud e a nord di Khartoum. Questo fa sì che si registri una particolare sensibilità da parte di tutti nel momento in cui gli houthi (sciiti alleati con Teheran, e dai turbanti sovvenzionati e sostenuti sia nella guerra yemenita, sia nella fornitura di droni in volo verso Israele) prelevano una nave riconducibile a un armatore israeliano, la Galaxy Leader di Abraham “Rami“ Ungar, armatore legato al Mossad e amico di Yoav Gallant
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Filmato delle forze Houthi che ieri dirottano la nave Galaxy Leader nel Mar Rosso.@guidoolimpio https://t.co/sJmrqRAt9p
— Matteo Palamidesse (@PalaMatteo) November 21, 2023
e poi la portacontainer Zim Luanda sulla rotta tra Israele e la Cina.
Evidente la nuova strategia di efficace boicottaggio: rendere impossibile la navigazione nel Mar Rosso di bastimenti riconducibili agli affari sionisti, per quanto gli armatori e la navigazione di questi vascelli fantasma siano quasi segrete, diventa rischioso affidare merci a vettori sionisti e quindi provocheranno il disinvestimento. Una più efficace forma di guerra, perché va a incrinare gli equilibri commerciali globali.
Lo scenario di guerra si completa per ora con l’abbattimento di droni diretti verso Israele da parte del cacciatorpediniere americano Thomas Hudner in persona (il 20 novembre) e poi nell’Oceano indiano (la notte del 22) la Mayet, una portacontainer con il tracker spento per l’intera rotta è stata colpita da uno Shahed 136 iraniano.
Gli houthi risultano essere deuteragonisti contemporaneamente per emiratini, sauditi e sionisti, eppure la “incresciosa” guerra scatenata da Netanyahu impedisce a Riad di ratificare l’Abrahams Accord nel momento di massima tensione tra paesi del Golfo e entità sionista, contemporaneamente (e paradossalmente) l’impegno houthi a fianco della resistenza palestinese rende difficile completare la fine della belligeranza in Yemen – e anche in questo caso si va verso una libicizzazione, con gli houthi a controllare Mar Rosso e Golfo e i filosauditi nel Sudest. Intanto come per una beffa i droni lanciati minacciosamente da San’aa verso il territorio israeliano transitano sul territorio saudita, senza che Mbs possa dimostrarsi filosionista proprio in questo momento di estrema hybris di Netanyahu, pronto a immolare decine di migliaia di persone pur di salvarsi dal carcere.
Un nuovo scenario di guerra collegato a Gaza, un tassello della Terza guerra mondiale a puntate, di cui abbiamo parlato con Laura Silvia Battaglia:
Ascolta “Chokepoint Houthi” su Spreaker.
Dopo le chiarificazioni di questo podcast registrato il 23 novembre i miliziani sciiti di Sana’a hanno sequestrato e poi lasciato andare la petroliera Central Park, battente bandiera liberiana e gestita dalla Zodiac Maritime – di proprietà del miliardario israeliano Eyal Ofer – al largo delle coste dello Yemen, dove stava trasportando acido solforico; sono poi stati intercettati e inseguiti dalle unità della US Navy, provocando la reazione degli houthi che hanno preso di mira con due missili balistici le navi da guerra di Washington nel golfo di Aden.
Nel frattempo, riporta “APNews”, il 26 novembre, la portaerei americana USS Eisenhower ha attraversato lo Stretto di Hormuz ed è entrata nel Golfo Persico.