progetti
Il punto d’arrivo di OGzero, l’elaborazione dei punctum e degli studium che dà vita a un vero e proprio progetto editoriale con materiali inediti. Qui tutti i progetti in corso e quelli già pubblicati. Acquistateli, aiutandoci così a capire che quello che vi raccontiamo vi interessa!
ribalta
Gli spunti appena pubblicati, le ultime interviste, le analisi dell’ultima ora; le iniziative e le partecipazioni
Come se non ci fosse… un domani?
Il cerchio si è chiuso e lo scenario è del tutto nuovo; siamo riusciti persino a preconizzarlo e avremmo addirittura le chiavi per descriverlo, analizzarlo e stigmatizzarlo, quello che manca sono gli strumenti per sottrarci e individuare un Altrove da dove lasciare solo il Potere, che ha ordito questo passaggio distopico. Una tana di pirati, fucina di progetti che rendano obsoleto l’incubo techno-oligarchico in cui ci stiamo inoltrando.
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Il mondo distopico è divenuto realtà
Un’aporia che ci lascia attoniti. Il ribaltamento di quello che era stato 50 anni fa l’annuncio postmoderno, riprendendo Nietzsche, che “Il mondo vero era diventato favola”. Non esiste un laboratorio, non ci sono idee di rivolta, mancano persino i semplici riferimenti culturali: testate, canali digitali o analogici, rifugi accademici o posti popolari scevri della consueta retorica buona per l’epoca trascorsa, perché anche esistessero – come era l’idea di OGzero – non sono visibili, mancano di canali distributivi, o comunque non offrono l’appeal necessario per riuscire a ottenere interesse e sostegno. Ci siamo sbagliati: non è il genere di discorsi e prassi di successo negli anni Venti del nuovo millennio, dove il “pensiero unico” prevede che ciascuno crei la sua realtà con le suggestioni social insufflate dai “broligarchi” e somministrate dallo stesso Pensiero Unico. Siamo ugualmente contenti di aver mantenuto una coerenza che ci ha portato a dissanguarci pur di pubblicare quello che volevamo e ci soddisfaceva, sempre in direzione ostinata e contraria al mainstream. Pensavamo di raccontare come potevano evolvere i rapporti geopolitici in questi anni Venti e invece abbiamo avuto la ventura di accompagnare la descrizione dell’archiviazione di un’epoca. E lo abbiamo fatto, anche con gioia.
«This world is absurd and inhumane, and I don’t see it improving anytime soon» (Almodovar, The Room Next Door)
Ora non abbiamo più risorse per procedere e l’impegno di descrivere e guardarsi da quella nuova alba sulfurea che si sta affacciando richiede attrezzi non ancora a nostra disposizione per difendersi e condizionarla.
E allora ci si vede al Giro… di vite, laddove narrazioni alternative alle contraffatte verità del potere aggregheranno ancora cervelli stufi di mistificazioni che faranno base in quell’Altrove in cui il mainstream non ha cittadinanza, da dove puntare un dito credibile contro le manipolazioni strategiche ordite dal Finanzkapitalismus digitale.
«La Terza guerra mondiale a tappe». L’efficace sintesi è stata formulata non a caso da un chierico, perché inquadra un’evoluzione dell’equilibrio globale in chiave puramente geopolitica: cioè con il declino e la sparizione dell’aspetto etico, su cui le superstizioni religiose creano il loro potere di persuasione. L’espressione di Bergoglio è diventato un mantra mentre il “conflitto” travolgeva il sistema e gli organismi che l’Occidente si era dato al termine della Seconda guerra mondiale con lo scopo di proseguire il colonialismo sotto altra forma, trasformandolo in un ricatto morale che ammetteva proxy war e stragi nelle terre d’oltremare per inneggiare alla pace durevole tra le potenze.
Ora il teatrino del guerrafondaio Biden, e dell’infido Blinken, è finito e gli affari di Abraham e di Astana riprenderanno, lasciando sgocciolare ancora meno benessere, tanto che il ritratto dei potenti, mutatis mutandis (alla lettera, semplicemente aggiornando il guardaroba), potrebbe ricalcare le scene composte da George Grosz o da Otto Dix negli anni Venti di un secolo fa: Trump è un calco di quelle figure.
Infatti la svolta è epocale come quella dell’Espressionismo.
“Monroe 2.0: la dottrina della spartizione multipolare del piazzista Trump”.
«I’ve completely lost faith in people doing the right thing» (Almodovar, The Room Next Door)
Con il nuovo regno di Trump si chiudono le proxy war di Biden, si va verso quella che è una spartizione del mondo con l’accordo delle diplomazie ma, battendo volta per volta sulle braci lasciate accese per decenni dal moralismo ipocrita, si decretano le tre aree di appartenenza del multipolarismo; e ciascun polo corrisponde a un regime oligarchico, tecnocratico e militare. Per fare questa operazione si sono rinfocolati tutti i nazionalismi, trasformando i mercati in un’economia di guerra, aiutando così gli interessi dei costruttori di armi e ricevendo da questi l’appoggio, lasciando localmente alla soddisfazione degli istinti nazionalisti dei peggiori ceffi di ogni comunità la conduzione nelle satrapie del mondo in ebollizione, dove i confini si scombinano e creano nuovi equilibri tra i padroni di trincee per diciottenni in coscrizione obbligatoria.
Per ora, si salvi le proprie interpretazioni chi riesce.