A chi è utile la Wagner?
Che fine farà la Wagner? A chi è utile? Il continente africano…
Africa Day: le sfide anticoloniali sono sempre attuali
Se il buongiorno dell’Africa Day si vede dal mattino, lo schianto…
La “Grande sostituzione” si estende al Maghreb
Il contagio del razzismo a supporto della governance di despoti…
Litio, legno e… tamponare l’emorragia africana
La Svezia ha scoperto l’11 gennaio a Kiruna quello che sembra…
Il ruolino di marcia di un sistema basato sull'escalation bellica
La messinscena delle prime mosse per un negoziato
Consumati…
Chi specula sulla questione Saharawi?
La diplomazia di Rabat nell’ultimo anno ha ottenuto risultati…
n. 22 - Il nuovo patto europeo sulla migrazione e l’asilo (I). Respingimenti, Sar, esternalizzazioni
L’ipocrisia europea evita di dare indicazioni precise e umanitarie,…
n. 22 - Regolamento sullo screening: il nuovo patto europeo sulla migrazione e l’asilo (II)
Lo studio e l'esposizione delle proposte di regolamento europeo…
Mediterranean Shield: espansione Nato a sud
Riprendiamo due articoli scritti da Angelo Ferrari per l’agenzia…
All'Ovest Sahara qualcosa di nuovo... ma poco rassicurante
Nello scacchiere internazionale si stanno delineando le aree…
Le divergenze parallele nei piani sino/russi per l’Africa
I rapporti tra le potenze globali s’improntano alla “differenziazione”…
Убирайся est le mot pour: “dégage!“
Rimuginando in quell’angolo estremo del lungo tavolo moscovita…
n. 16 - Rotta del Mediterraneo centrale: lo sbocco marino delle piste libiche
Il Mediterraneo centrale è il palcoscenico che maggiormente…
n. 15 - Rotta atlantica: patti scellerati e muri invalicabili
Il Mediterraneo occidentale è il teatro naturale della rotta…
n. 11 - Cosa può fermare il caos libico?
Questo saggio dedicato alle rotte nordafricane appartiene alla…
n. 10 Maghreb - parte II: Algeria postelettorale, dove il “nuovo” non cambia
Questo saggio dedicato alle rotte nordafricane appartiene alla…
n. 10 Maghreb - parte I: Tunisia, terra di transito e di povertà
Questo saggio dedicato alle rotte nordafricane appartiene alla…
Non ci si salva da soli nella Guerra dei vaccini
La Guerra dei vaccini è iniziata. Sotto il benevolo ombrello…
I francesi non se ne sono mai andati dal Sahel. Parte 1 - Il Ciad prima di Déby
Inauguriamo con questo intervento di Eric Salerno, e con il successivo…
I francesi non se ne sono mai andati dal Sahel. Parte 2 - Il Ciad dopo Déby
Proseguiamo dopo l'articolo di Eric Salerno con cui abbiamo inaugurato…
n. 6 - Primavere, rivolte e rivoluzioni: dieci anni di utili contaminazioni
Questo articolo introduce una sezione nuova della raccolta di…
Nazione di poeti, navigatori e... trafficanti d’armi
L'attenzione per la repressione sanguinosa in Myanmar e gli addentellati…
Un muro di sabbia che divide gli uomini
In occasione della ricorrenza della nascita – il 27 febbraio…
Racconto di Natale: linee cancellate e riemerse dal suolo d'Africa
In questo anno difficile che si chiude con uno “strano”…
Saharawi. E da dove arriva questo conflitto?
Venerdì 13 novembre 2020 le agenzie di stampa mondiali hanno…
Turchia: cosa bolle in pentola con i missili S-400?
Russia e Turchia sono potenze grandi o regionali?
A voler trovare…
Astana agli sgoccioli. Chi ha più filo da filare tra Mosca e Ankara?
Traiettorie diverse di attraversamento transcaucasico-mediorientale
L’alleanza…
Tuareg, i curdi dell’Africa?
L'indipendenza e autodeterminazione dei popoli del Fezzan e della Nigeria passa attraverso la collaborazione tra tuareg e tebu, ma anche contro il neocolonialismo occidentale, soprattutto francese, che mira a controllare oro, uranio, petrolio, acqua e vuole imporre la sua presenza militare attraverso missioni Onu con il pretesto di combattere il jihadismo, con cui brevemente e riconoscendo l'errore il popolo azawad si era alleato nel 2013
Considerazioni sul Libano che vanno oltre il Libano
Archiviare i rapporti di forza coloniali in questo periodo di nazionalismi esasperati può ricondurre a modelli vecchi di secoli, anziché soddisfare le richieste di emancipazione dei popoli repressi: l'impero ottomano e quello russo tentano di ricreare le antiche sfere di influenza.
La spartizione delle risorse nel Mediterraneo
24 luglio 2020
Con le esplicite intenzioni espresse…
L’attivismo di Erdoğan concepito al Cremlino
Le strategie parallele russo-turche per l'indipendenza ottomana dagli Usa porta alle intese di Astana per spartirsi energia e controllo sullo scacchiere mediterraneo
La Russia e il Medio Oriente
Da zar a raiss. La tentazione di esagerare, quando si affronta…
Attivismo turco nel mondo arabo: una partita energetica e strategica
All'arabizzazione forzata del Rojava negli intenti di Erdoğan, attivo anche in Libia, si contrappongono le affermazioni di Bashar al Assad, che lo giudica un invasore, forse pensando che il padre Hafiz aveva già operato un'arabizzazione della regione ai danni dei curdi; la spartizione della Siria con la fine del decennio si è completata, mentre due fazioni simili si contendono il potere in quella che era la Libia, di nuovo internazionalizzando la guerra per procura, con precisi appoggi dagli uni o dagli altri. La presenza russa condiziona e indirizza i protagonisti di entrambi i campi libici, come già in Siria.
L’accordo intercorso tra Erdoğan e Serraj per spartirsi il petrolio del Mediterraneo e le minime reazioni internazionali a questo abuso dimostrano la dipendenza di ogni nazione dalle risorse dei territori sottoposti a rivolgimenti geopoliticamente strategici, per cui ciascuno si mantiene libero di saltare sul giacimento del vincitore; solo la Grecia ha espulso l’ambasciatore turco, evidenziando la debolezza europea. Ma cosa si può immaginare in trasparenza dietro a questa situazione? in quale contesto dei due paesi si va a inserire?
Questo bel cortocircuito che coinvolge l’intero scacchiere mediorientale vede sempre in controluce il profilo di Putin, che spedisce truppe (il famigerato contingente paramilitare Wagner) e smuove alleanze contrapposte. Allargando il campo ai molti motivi di scontro, alleanze e affinità religiose (piegate a fare da foglia di fico per gli interessi geopolitici): se da un lato ci sono i Fratelli Musulmani, che Erdoğan appoggia dovunque, dall’altro lato c’è l’Egitto di Al-Sisi che con un golpe ha cacciato proprio il governo islamista eletto che sostiene un governo di Bengasi ufficialmente laico, ma finanziato dai wahaabiti sauditi, quanto Tripoli si avvale delle milizie jihadiste di Misurata. Così l’area mesopotamica torna ad apparentarsi con quella libica: gli strumenti, le strategie, gli interessi e i meccanismi messi in atto sono riconducibili a una medesima regia globale?