Nel frattempo a São Paulo…
Facciamo però un piccolo passo indietro e spostiamoci da Rio de Janeiro a São Paulo. Abbiamo già detto che il 13 maggio 1888 la Lei Áurea pose fine alla schiavitù ma quello che non abbiamo detto è che il novembre dell’anno successivo, il 1889, sancì la fine dell’impero brasiliano. Il 15 novembre 1889 infatti un colpo di stato militare guidato dal maresciallo Manuel Deodoro da Fonseca poneva la parola fine all’impero creato nel 1822 e, dopo l’abdicazione dell’imperatore Pedro II e la sua partenza per l’esilio, proclamava la repubblica federale. Si inaugura in quel momento un periodo storico che prende oggi il nome di República Velha (Vecchia Repubblica) e che durerà fino alla rivoluzione brasiliana del 1930.
Questo contesto storico è molto importante per capire come São Paulo assunse di fatto le redini economiche del paese. Con la promulgazione della Repubblica il Brasile infatti cambiò la forma di governo, ma ben pochi furono i cambiamenti concreti per la grande massa della popolazione: il potere continuò a essere nelle mani dei proprietari di latifondi, l’economia era ancora basata sull’esportazione di materie prime (come il caffè) e la corruzione tra la dirigenza politica divenne comune. Lo stato di São Paulo emerse come il vero centro di potere del paese, così come la sua omonima capitale, e le elite del caffè imposero la loro agenda politica a tutto il Brasile. Fino al 1930 infatti il potere politico brasiliano venne enormemente influenzato dall’oligarchia finanziaria e commerciale dello stato di São Paulo e dello stato di Minas Gerais. São Paulo era una regione specializzata nella produzione massiccia di caffè per il mercato mondiale dell’esportazione: regione sviluppata fin dalla seconda metà del Diciannovesimo secolo grazie alle linee ferroviarie che collegavano l’interno dello stato (terra di fazendas e latifondisti) con il porto di Santos. Dall’altro lato il prodotto che sosteneva la ricchezza del Minas Gerais era il bestiame, per la produzione del latte e dei suoi derivati. Non a caso quel periodo storico prende il nome di Café com leite.
In poco più di 40 anni dunque São Paulo riuscì a trarre enorme benificio dalla nuova situazione politico-economica, realizzando una crescita economica e demografica senza precedenti che cambiò completamente il volto alla città e i suoi equilibri. La nuova Estação da Luz (Stazione della Luce, oggi centro nevralgico della prostituzione) del 1901, rimordenata sullo scheletro di quella già costruita nel 1867, rappresenta il simbolo di questo “cambio di pelle” che separa definitivamente il centro finanziario della città (spostandolo verso Ovest) dal suo centro storico, denominato anche regione del “Triangolo Storico”. È un periodo di grande fermento urbanistico che vede tra i grandi protagonisti gli amministratori João Teodoro e Antônio Prado. I cambiamenti della città sono così sostanziali e radicali che alcuni studiosi ritengono che praticamente l’intera São Paulo sia stata demolita e ricostruita.
La rivoluzione del 1930 e l’arrivo al potere di Getulio Vargas cambieranno gli equilibri politici del Brasile e porrano fine alle ampie autonomie che godevano regioni come quella paulista. Lo stato di São Paulo sarà poi anche protagonista di una guerra civile tra il luglio e ottobre 1932, passata alla storia come Revolución Constitucionalista, Guerra Paulista o Guerra Civil Brasileña. L’obiettivo degli insorti era rovesciare il governo provvisorio di Vargas e porre fine alla rivoluzione: rivoluzione che aveva spodestato il presidente uscente orginario di São Paulo, Washington Luís, e impedito a Júlio Prestes de Albuquerqu (anche lui paulista) di assumere la nuova presidenza.
La sconfitta delle elite pauliste a livello nazionale non portò però a uno stop di quell’impulso che trasformò completamente il volto urbano di São Paulo, coprendo i terreni delle vecchie fazendas con nuovi e moderni quartieri e proiettandosi verso un grande salto industriale che si sarebbe pienamente compiuto durante la Seconda guerra mondiale. São Paulo aveva già iniziato dunque quel cammino che l’ha portata oggi a essere la città più popolosa del Brasile e suo vero centro economico e finanziario.
Come esempio di ciò, da un articolo pubblicato dalla sezione El Pais in portoghese, possiamo leggere di come negli stessi anni in cui a Rio de Janeiro, l’amministrazione pubblica istituzionalizzava le favelas, a São Paulo entrava in scena il futuro, sotto forma di un edificio oggi iconico e nel quale ho avuto il privilegio di vivere per qualche mese: sto parlando dell’edificio Esther, progettato da Álvaro Vital Brazil e Adhemar Marinho.
«Inaugurato nel 1938, l’Esther fu il primo edificio modernista costruito a São Paulo, presagio dei nuovi edifici che sarebbero apparsi nel centro della città, come il Copan e l’Eiffel, entrambi progettati da Oscar Niemeyer. Installato in Avenida Ipiranga, di fronte a Praça da República, l’idea, fin dall’inizio, era che fosse autosufficiente, con negozi e appartamenti che abitassero lo stesso spazio, ma allo stesso tempo abbracciando la strada, offrendo libertà di movimento a qualsiasi passante. A quell’epoca deve essere stato visto come il futuro inevitabile della città in più rapida crescita dell’America Latina…»
L’edificio Esther però sarebbe stato solo uno dei numerosi prodigi dell’architettura che già arricchivano la città o di che di lì a poco ne avrebbero plasmato lo Skyline. Tra questi meritano una menzione speciale l’Edificio Sampaio Moreira, disegnato in stile Beaux-Arts dagli architetti Christiano Stockler e Samuel das Neves (inaugurato nel 1924, 12 paini e 50 metri d’altezza); l’Edificio Martinelli, il primo grattacielo brasiliano, situato nel centro storico della città (Rua São Bento 405, Avenida São João 35 e Rua Libero Badaró 504) e costruito dall’architetto italiano Giuseppe Martinelli a partire dal 1922, e terminato nel 1928 (28 piani ed è alto 105,7 metri d’altezza); l’Edificio Altino Arantes (inagurato nel 1947 e ispirato all’Empire State Building, 37 piani e 167 metri d’altezza); il Mirante do Vale (inaugurato nel 1960, 51 piani e 170 metri d’altezza); l’Edificio Italia (inaugurato nel 1965, 46 piani e 170 metri d’altezza); l’Edificio Copan, che ospita 1160 appartamenti e più di 70 locali commerciali, considerata la più grande struttura in cemento armato del Brasile e il più grande edificio residenziale dell’America Latina (inaugurato nel 1966, 38 piani e 118 metri d’altezza).
São Paulo è la terza città del mondo per numero di edifici con più di 35 metri di altezza (o 12 piani): 5180. Davanti a lei solo i 5633 eretti a Hong Kong e New York con i suoi 7687 (fonte Emporis Skyline Ranking).