40 Ab Urbe condita. Yamoussoukro resta embrione di Capitale
La capitale della Costa d’Avorio, Yamoussoukro, dopo quarant’anni rimane un sogno. Il simbolo del paese indipendente rimane sonnacchioso, non ha mai preso l’abbrivio delle grandi capitali africane. È rimasta arroccata intorno al villaggio del primo presidente ivoriano, che proprio qui ha voluto “costruire” il centro del paese. Ma non è mai decollata come “Capitale”. Il potere, economico e politico, rimane concentrato ad Abidjan, sulla costa, vero centro nevralgico del paese e capitale economica.
Dai quattro angoli della città è impossibile non vedere l’enorme cupola della basilica di Notre Dame de la Paix, il simbolo di questa città che fatica a imporsi come la vera capitale della Costa d’Avorio. Con i suoi ampi viali, le gradi aeree boschive, l’architettura anni Settanta e il traffico regolare, Yamoussoukro, nel centro pacifico del paese, è diversa dalle altre città ivoriane, è il frutto di un sogno, quello del primo presidente della Costa d’Avorio indipendente, Félix Houphouët-Boigny, di fare del suo villaggio natale di N’Gokro la capitale del suo paese. Ciò avvenne il 21 marzo 1983 – 40 anni fa.
Nel corso del Ventesimo secolo, il villaggio divenne una vera e propria città ed ereditò un nome in omaggio a Yamousso, regina Baoulé e prozia del presidente. «Félix Houphouët-Boigny voleva innanzitutto correggere l’eredità coloniale che avevamo ricevuto per impedire che tutto si concentrasse in un’unica città (Abidjan)», spiega Jean-Noël Loucou, segretario generale della Fondazione Félix Houphouët.Boigny, un istituto di ricerca sulle questioni di pace. «Creando questa capitale, l’idea era quella di mostrare il genio africano con un’architettura particolare, senza grandi edifici con tanto verde», aggiunge. Quarant’anni dopo la città è molto grande e conta circa 300.000 abitanti. Ma ancora pochissime istituzioni. Il cuore della politica ivoriana batte ancora nel Sud costiero, ad Abidjan, dopo che si sono trasferiti solo il Senato e la Camera Nazionale dei Re e dei Capi Tradizionali.
Gli “incantesimi politici” non sono mancati dalla morte del padre fondatore nel 1993 – 30 anni fa. Laurent Gbagbo, presidente dal 2000 al 2011, aveva persino lanciato grandi progetti per costruire lì un’Assemblea nazionale e un palazzo presidenziale. Ma i due siti sono ormai abbandonati, ricoperti di vegetazione – da più di 20 anni.
«La volontà di trasferire il capitale a Yamoussoukro esiste. Sono i mezzi che mancano. Come autorità locale, non abbiamo i mezzi per indebitarci a livello internazionale. Ma spero che un giorno accadrà», sostiene il governatore regionale, Augustin Thiam. «Yamoussoukro non è ancora la capitale della Costa d’Avorio. Ma è fuori discussione creare una capitale da zero. Ci sono tante cose da valutare, quantificare, prima di passare alla realizzazione», aggiunge Thiam dai giardini dalla residenza del presidente Houphouët, suo prozio.
Per il momento, Yamoussoukro rimane una delle principali attrazioni turistiche del paese, in particolare grazie alla sua basilica, ispirata a quella di San Pietro a Roma, e che è l’edificio religioso cattolico più alto del mondo con i suoi 158 metri di altezza. Il Lac aux Caïmans, che confina con l’imponente residenza di Houphouët, attira anche i curiosi che osservano le decine di coccodrilli ozianti sulle rive, nel cuore della città. E i coccodrilli hanno ispirato lo scrittore V.S. Naipaul, nato in un piccolo villaggio dell’isola caraibica di Trinidad da genitori indiani di casta britannica e premio Nobel, che nel 1981, ha pubblicato il libro I coccodrilli di Yamoussoukro. E così descrive il suo arrivo nella città:
«Su tutto domina il palazzo del presidente, circondato da mura altissime e da un lago popolato di coccodrilli – cui un inserviente in uniforme provvede a fornire, secondo una ritualità oscura, un congruo numero di animali vivi, e non manca il sospetto che venga aggiunto occasionalmente qualche essere umano».
Credenze a parte il palazzo presidenziale sorge tutto attorno a quella che fu la prima abitazione del presidente, poco più che una capanna, e il lago coi coccodrilli rimane un’attrazione, anche se oggi è vietato passeggiare sulla strada che lo delimita, ci si può passare solo in macchina, per via dei numerosi incidenti, persone imprudenti che volevano vedere da vicino gli animali e sono finite male. Ma il mito e mistero rimangono. Lo stesso Naipaul riferisce che il paesaggio e la città agiscono su di lui “come un’allucinazione”, che pervade anche il visitatore di oggi.
Houphouët ha cercato di costruire poco a poco Yamoussoukro attorno a tre pilastri: l’educazione con le grandi scuole, la religione con la basilica ma anche la grande moschea, e il turismo. Tutto “grande” così come lo immaginava Félix Houphouët Boigny: una grande città, la capitale, segno della rinascita africana, del periodo sognante e frenetico delle indipendenze e della liberazione dal colonizzatore. Un sogno, dunque, che a quarant’anni di distanza è rimasto tale. A Yamoussoukro si va in “pellegrinaggio” turistico per ammirare la cattedrale cattolica – più alta di San Pietro a Roma, simbolo della maestosità che il primo presidente ivoriano voleva imprimere al suo paese – ma, anche, per sedersi, furtivamente, sul banco che riporta il nome del presidente, anche se è vietato e per dire “io ci sono stato”.
La posizione della città, tuttavia, rimane strategica. È un grande crocevia al centro della Costa d’Avorio, tutti la attraversano, ma in pochi vi si stabiliscono, anche se la saturazione abitativa – 6 milioni di abitanti – e il tumulto trafficato che regna ad Abidjan, potrebbero indurre molti a trasferirsi proprio a Yamoussoukro. Potrebbe diventare la città dei servizi. Serge Pokou, albergatore e agricoltore, ha fatto il grande passo qualche anno fa con la sua famiglia.
«Ho naturalmente optato per la calma di Yamoussoukro che è un mix di città moderna e campagna, intriso di una cultura africana preservata. La geometria delle arterie principali, i lussureggianti spazi verdi, gli edifici sorprendenti mantengono la calma, il fascino e lo splendore della città», spiega.
Ma resta da costruire un vero e proprio tessuto economico intorno alla capitale al di là del turismo. La futura creazione di una zona industriale potrebbe dare un impulso nuovo alla capitale, anche se, oggi, gli studenti che sono formati nelle scuole della città e nella sua università – il Politecnico è una delle università più importanti d’Africa – non rimangono, tutti preferiscono il caos di Abidjan perché offre più opportunità di impiego. Ma c’è anche chi osserva che, sicuramente, l’area industriale può dare vantaggi economici importanti e indurre le persone a restare o trasferirvisi, ma «bisogna fare attenzione a salvaguardare l’identità della città e la sua tranquillità che restano, soprattutto, il criterio di scelta per chi la abita o cerca di stabilirsi», avverte Pokou, insomma il suo essere città africana e non metropoli congestionata. Una sintesi difficile da trovare, anche dopo quarant’anni. Per ora Yamoussoukro continua a sonnecchiare e a sognare.