Brazzaville
L’Africa Centrale non ha conosciuto lo sviluppo dell’urbe come l’Africa Occidentale dei grandi regni e degli imperi del Ghana, del Mali o del Songhay. I primi e veri abitanti delle fitte foreste pluviali dell’enorme bacino del fiume Congo sono stati i pigmei, scacciati e segregati dalle popolazioni di lingua Bantu che qui vennero a insediarsi, forse mille anni prima della nascita di Cristo. Questa è una storia antica ma altrettanto attuale: Brazzaville è sorta meno di un secolo e mezzo fa ed è un polo di attrazione per genti che insistono su un bacino geografico enorme. Con Brazzaville abbiamo
dunque la possibilità di osservare – quasi in laboratorio – come avviene la nascita di una città in Africa: ab Urbe condita, sin dalla fondazione della città, che nel nome porta il suo colonizzatore… ma nemmeno così autoritario; nel fiume e nelle merci che trasporta trova la sua ragione di essere, tuttavia poi la città ha nei rapporti interni tra quartieri e rapporti con la natura inurbata il suo fondamento, e la traccia rimane nei mercati in cui riconoscere la propria appartenenza (fino ad arrivare alla guerra civile combattuta tra i quartieri alla fine del millennio); Brazzaville ospita la casa africana di De Gaulle ed è centrale per organizzare la resistenza antinazista, però dopo la Seconda guerra mondiale non trova spazi adeguati per rivendicare una centralità geopolitica globale.
Centrale era anche il ruolo della città nella tratta degli schiavi; e le ferrovie verso l’Oceano anche per quello servivano. E la gentrificazione e l’apartheid ante litteram sono l’espressione in chiave architettonica di questa vocazione a servire il potere, comprendendolo senza avere la forza di contrapporsi, anzi in qualche modo assecondandolo come quelle figure di flaneur dell’Africa centrale chiamati “sapeur”.
E poi le foreste urbane di “Brazza la Verte”. Lorenzo Orioli si appassiona quando descrive il tripudio di natura vegetale, i colori e le diversità delle piante che costituiscono la ricchezza del “caleidoscopio vegetale” della capitale della Repubblica del Congo.
Lorenzo Orioli, orgogliosamente fiorentino, si è dedicato alla cooperazione internazionale e alla salvaguardia dell’ambiente sin dagli anni Novanta. Per più di dieci anni si è spostato tra Africa e Caraibi, specializzandosi nel frattempo in Studi antropologici e geografici. Ha insegnato ecologia degli ambienti tropicali presso l’American University of Caribbean e all’Università di Firenze. Attualmente è funzionario tecnico professionale agronomo presso l’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo dove si occupa dei temi legati alle tre Convenzioni di Rio (cambiamenti climatici, biodiversità e desertificazione). Nel 2022 ha fatto parte della delegazione italiana alla Cop 15 sulla Lotta alla desertificazione (Unccd) ad Abidjan. È autore di articoli scientifici e divulgativi in ambito socio-ambientale e agro-forestale. Con Angelo Ferrari ha scritto Le nebbie del Congo (Emi, 2011).
La ricca sezione di città africane era stata pensata e inserita nella collana dietro indicazione, selezione e cura di Angelo Ferrari, scrittore africanista molto attento alle manifestazioni sociali, politiche e culturali del continente, scomparso prematuramente nell’ottobre 2023; il volume dedicato a Brazzaville è l’ultimo di cui ha potuto vistare le prime bozze.
Federico Monica, architetto specializzato nell’analisi dei fenomeni urbani in Africa, ha accettato l’impegnativo compito di ereditare e proseguire il suo impegno a partire da qui…