Un museo indispensabile per una città insanguinata
We will remember
They will remember that we were sold, but not that we were strong. They will remember that we were bought, but not that we were brave
William Prescott, former slave 1937
«Ricorderanno che fummo venduti ma non che eravamo forti. Ricorderanno che fummo comprati ma non che eravamo coraggiosi». Parole lapidarie che aprono il circuito della visita al Museo della Schiavitù di Liverpool, inaugurato nell’agosto 2007. Un museo indispensabile, duro e potente, situato al terzo piano del Museo Marittimo del Merseyside presso il Royal Albert Dock di Liverpool. Si tratta di uno dei pochissimi musei nazionali al mondo che coprono la tratta transatlantica degli schiavi, le sue conseguenze, la sua eredità. Uno spazio vivo, in continua trasformazione, un centro di risorse internazionali per campagne per i diritti umani come Black Lives Matter e che vuole essere pioneristico per la necessaria e urgente discussione sociale sulla responsabilità storica del commercio triangolare e nello specifico della tratta di essere umani. Le parole di William Prescott scuotono e fanno capire l’intensità di quello che si sta per vedere, parole alle quali fanno eco quelle del museo, che in modo simbolico risponde We will remember (noi ricorderemo).
Il più grande porto di schiavi
Il nickname degli abitanti di Liverpool deriva dal tipico stufato di carne (scouse) ancora oggi molto popolare. Ma cosa devono ricordare gli Scousers? Devono ricordare che la loro città, lo sviluppo del porto, i lussuosi edifici e le opulente ville, le banche ma anche le scuole, gli ospedali e gli enti di beneficenza, sono macchiati dal sangue di coloro che vennero trafficati, torturati e venduti come schiavi dall’altro lato dell’Atlantico da compagnie marittime di Liverpool. Dalla metà degli anni Quaranta del Settecento, Liverpool fu il più grande porto commerciale di schiavi della Gran Bretagna, rappresentando l’84,7 per cento di tutti i viaggi di schiavi tra il 1793 e il 1807.
Gli archi che si vedono tutt’ora sulla Goree Piazzas sono gli stessi della Goree Warehouse che vedevano gli schiavi, sbarcando in catene nel bacino di questo porto…
strappati dalle vene dell’Africa☞