L’equilibrista di Ankara sul filo del conflitto mediorientale
Le mosse strategiche nella regione Mena sono diventate più frenetiche…
Il crogiolo caucasico tra i confini fittizi dei vincitori
Dopo il corridoio di Lachin, ora c’è quello di Meghri nel…
G7 - G8 - G20 - G77+1… G8miliardi
Le famose bande di ragazzini. C’è quello grande e grosso che…
L’utile curdo per il regime turco
«Apparato operativo dei poteri globali», così la asservita…
Caro fratello Assad, ti va un panino insieme?!
Il 28 dicembre si è svolto a Mosca un vertice a tre con la partecipazione…
Guerre di religione: continuazione del colonialismo con altri mezzi
Gianni Sartori si propone come autodidatta che propone analisi…
Brecce nei modelli dello status quo
Si stanno indubbiamente aprendo brecce nell’equilibrio mondiale…
N. 20 – Polonia e Unione Europea: il segnale non intercettato dell’imminente conflitto in Ucraina
I campanelli di allarme che non sono stati ascoltati erano tutti…
Il “nuovo” ordine mondiale e il gioco delle parti da Astana a Kyiv
Confrontandoci tra complici di “OGzero” sulla complessa situazione…
La guerra in Ucraina cambierà le scelte di Ankara?
Mar Nero settentrionale con la tatara Crimea; Mar Nero meridionale…
La distribuzione delle armi ai patrioti
Non è compito, né obiettivo di OGzero riportare notizie, anche…
Che ci fa la Turchia in Ucraina?
Il presidente della repubblica di Turchia, Recep Tayyip Erdoğan,…
L'assalto al carcere di Sina “forse” orchestrato da Ankara e Damasco
Quattro giorni di ininterrotti scontri tra i combattenti dello…
Stabilizzare Eurasia passando da Erevan
Sembra che ci sia ancora qualche sparuto paese al mondo in cui…
Il trailer del kolossal hollywoodiano “America is back”
«America is back» in Europe, but... Biden torna a proporre…
La geopolitica di Sedat Peker. 2: il convitato di pietra al vertice Nato
Prosegue la serie di interventi a cura di Murat Cinar sulle videorivelazioni…
La geopolitica di Sedat Peker. 1: la vendetta corre sul video
Inauguriamo la serie di interventi a cura di Murat Cinar sulle…
n. 8 – Siria (III): il clan al-Assad e la Guerra civile
Nella serie di articoli dedicati alle rotte mediorientali della…
Biden Aggiustatutto: “Can you fix it?”
Joseph Robinette Biden Jr., meglio noto come Joe Biden, è il…
Lo sceicco e il sultano: amici e isolati
Il 26 novembre, nella capitale della Turchia, i due presidenti…
L’influenza russa si estingue nelle case incendiate a Karvachar?
Fantasie occidentali su Astana, droni reali su Stepanakert
Tutta…
La Siberia tra il Dragone e il Sultano
La luna di miele turco-russa è finita
La linea di faglia apertasi…
Segnali di fumo dal Bosforo a Washington
Annusate le possibilità di nuove concessioni con il cambio della…
Turchia: cosa bolle in pentola con i missili S-400?
Russia e Turchia sono potenze grandi o regionali?
A voler trovare…
Astana agli sgoccioli. Chi ha più filo da filare tra Mosca e Ankara?
Traiettorie diverse di attraversamento transcaucasico-mediorientale
L’alleanza…
Strategie turche in preparazione del conflitto caucasico...
... e considerazioni sull’esasperazione dei nazionalismi in…
L’Iran da Astana all’Eurasia
Massima pressione americana e scenario multilaterale regionale
È…
La spartizione delle risorse nel Mediterraneo
24 luglio 2020
Con le esplicite intenzioni espresse…
La Somalia abbandonata finisce nella rete del Sultano
Il 9 maggio 2020 la Somalia è tornata con forza sulle prime…
L’attivismo di Erdoğan concepito al Cremlino
Le strategie parallele russo-turche per l'indipendenza ottomana dagli Usa porta alle intese di Astana per spartirsi energia e controllo sullo scacchiere mediterraneo
La Russia e il Medio Oriente
Da zar a raiss. La tentazione di esagerare, quando si affronta…
Attivismo turco nel mondo arabo: una partita energetica e strategica
All'arabizzazione forzata del Rojava negli intenti di Erdoğan, attivo anche in Libia, si contrappongono le affermazioni di Bashar al Assad, che lo giudica un invasore, forse pensando che il padre Hafiz aveva già operato un'arabizzazione della regione ai danni dei curdi; la spartizione della Siria con la fine del decennio si è completata, mentre due fazioni simili si contendono il potere in quella che era la Libia, di nuovo internazionalizzando la guerra per procura, con precisi appoggi dagli uni o dagli altri. La presenza russa condiziona e indirizza i protagonisti di entrambi i campi libici, come già in Siria.
L’accordo intercorso tra Erdoğan e Serraj per spartirsi il petrolio del Mediterraneo e le minime reazioni internazionali a questo abuso dimostrano la dipendenza di ogni nazione dalle risorse dei territori sottoposti a rivolgimenti geopoliticamente strategici, per cui ciascuno si mantiene libero di saltare sul giacimento del vincitore; solo la Grecia ha espulso l’ambasciatore turco, evidenziando la debolezza europea. Ma cosa si può immaginare in trasparenza dietro a questa situazione? in quale contesto dei due paesi si va a inserire?
Questo bel cortocircuito che coinvolge l’intero scacchiere mediorientale vede sempre in controluce il profilo di Putin, che spedisce truppe (il famigerato contingente paramilitare Wagner) e smuove alleanze contrapposte. Allargando il campo ai molti motivi di scontro, alleanze e affinità religiose (piegate a fare da foglia di fico per gli interessi geopolitici): se da un lato ci sono i Fratelli Musulmani, che Erdoğan appoggia dovunque, dall’altro lato c’è l’Egitto di Al-Sisi che con un golpe ha cacciato proprio il governo islamista eletto che sostiene un governo di Bengasi ufficialmente laico, ma finanziato dai wahaabiti sauditi, quanto Tripoli si avvale delle milizie jihadiste di Misurata. Così l’area mesopotamica torna ad apparentarsi con quella libica: gli strumenti, le strategie, gli interessi e i meccanismi messi in atto sono riconducibili a una medesima regia globale?