Neom: The Red Sea Diving Resort
Immersione nella barriera arabo-israeliana in dissoluzione
Tra…
Myanmar: fotovoltaico cinese e raffinerie indiane?
Riportiamo sul nostro sito l'analisi di Sabrina Moles apparsa…
Saharawi. E da dove arriva questo conflitto?
Venerdì 13 novembre 2020 le agenzie di stampa mondiali hanno…
Non di soli contrasti tribali vive lo scontro etiope...
... anzi, il sottile velo delle dispute etniche non riesce a…
La Siberia tra il Dragone e il Sultano
La luna di miele turco-russa è finita
La linea di faglia apertasi…
Segnali di fumo dal Bosforo a Washington
Annusate le possibilità di nuove concessioni con il cambio della…
Astana agli sgoccioli. Chi ha più filo da filare tra Mosca e Ankara?
Traiettorie diverse di attraversamento transcaucasico-mediorientale
L’alleanza…
Tuareg, i curdi dell’Africa?
L'indipendenza e autodeterminazione dei popoli del Fezzan e della Nigeria passa attraverso la collaborazione tra tuareg e tebu, ma anche contro il neocolonialismo occidentale, soprattutto francese, che mira a controllare oro, uranio, petrolio, acqua e vuole imporre la sua presenza militare attraverso missioni Onu con il pretesto di combattere il jihadismo, con cui brevemente e riconoscendo l'errore il popolo azawad si era alleato nel 2013
Flint, Michigan: il piombo nell’acqua e i tagli in bilancio
Lo stato del Michigan dovrà pagare 600 milioni di dollari come…
L’Iran da Astana all’Eurasia
Massima pressione americana e scenario multilaterale regionale
È…
La spartizione delle risorse nel Mediterraneo
24 luglio 2020
Con le esplicite intenzioni espresse…
L’attivismo di Erdoğan concepito al Cremlino
Le strategie parallele russo-turche per l'indipendenza ottomana dagli Usa porta alle intese di Astana per spartirsi energia e controllo sullo scacchiere mediterraneo
Lo Spirito del tempo che percorre il territorio del Sahel
Nei due anni che vanno dal maggio 2018 al giugno 2020 nel territorio…
Approdo africano della Belt Road Initiative: i meccanismi in gioco nella Great Rift Valley
l’Africa, l’Asia meridionale e il Sud America sembrano,…
Parallelismi tra l'evoluzione del SARS-CoV-2 e la diffusione delle locuste in Africa orientale
Risvolti economici del disastro epidemico sommato alla piaga…
La contesa per l'acqua del Nilo
Raffaele Masto, Angelo Ferrari, 2020
Per l’Etiopia…
Oil exploitation in Kurdistan
The KRG oil policies eventually became curse for the people…
Siria, Iraq: la “terra tra i due fiumi” ha sete
Dal primo decennio di questo secolo una siccità…
Nazionalismo petrolifero e dubaizzazione
Fino al 2005 il nazionalismo curdo traeva fonte d’ispirazione…
Attivismo turco nel mondo arabo: una partita energetica e strategica
All'arabizzazione forzata del Rojava negli intenti di Erdoğan, attivo anche in Libia, si contrappongono le affermazioni di Bashar al Assad, che lo giudica un invasore, forse pensando che il padre Hafiz aveva già operato un'arabizzazione della regione ai danni dei curdi; la spartizione della Siria con la fine del decennio si è completata, mentre due fazioni simili si contendono il potere in quella che era la Libia, di nuovo internazionalizzando la guerra per procura, con precisi appoggi dagli uni o dagli altri. La presenza russa condiziona e indirizza i protagonisti di entrambi i campi libici, come già in Siria.
L’accordo intercorso tra Erdoğan e Serraj per spartirsi il petrolio del Mediterraneo e le minime reazioni internazionali a questo abuso dimostrano la dipendenza di ogni nazione dalle risorse dei territori sottoposti a rivolgimenti geopoliticamente strategici, per cui ciascuno si mantiene libero di saltare sul giacimento del vincitore; solo la Grecia ha espulso l’ambasciatore turco, evidenziando la debolezza europea. Ma cosa si può immaginare in trasparenza dietro a questa situazione? in quale contesto dei due paesi si va a inserire?
Questo bel cortocircuito che coinvolge l’intero scacchiere mediorientale vede sempre in controluce il profilo di Putin, che spedisce truppe (il famigerato contingente paramilitare Wagner) e smuove alleanze contrapposte. Allargando il campo ai molti motivi di scontro, alleanze e affinità religiose (piegate a fare da foglia di fico per gli interessi geopolitici): se da un lato ci sono i Fratelli Musulmani, che Erdoğan appoggia dovunque, dall’altro lato c’è l’Egitto di Al-Sisi che con un golpe ha cacciato proprio il governo islamista eletto che sostiene un governo di Bengasi ufficialmente laico, ma finanziato dai wahaabiti sauditi, quanto Tripoli si avvale delle milizie jihadiste di Misurata. Così l’area mesopotamica torna ad apparentarsi con quella libica: gli strumenti, le strategie, gli interessi e i meccanismi messi in atto sono riconducibili a una medesima regia globale?