Risorse e giacimenti

In tutti i continenti le mani di uomini quasi sempre schiavi scavano in miniere di preziosi e metalli rari, elementi utili al progresso dei paesi più industrializzati che si contendono anche le acque ancora libere del pianeta. Spesso fonti di intrecci di interessi economici di nazioni che così applicano nuove forme di colonialismo, le risorse sono ormai la motivazione principale di molti conflitti globali.

Ribolle il Mar Rosso© Vlastas

Neom: The Red Sea Diving Resort

Eric Salerno
Immersione nella barriera arabo-israeliana in dissoluzione Tra…
Ambiente ed energia in Myanmar

Myanmar: fotovoltaico cinese e raffinerie indiane?

Sabrina Moles
Riportiamo sul nostro sito l'analisi di Sabrina Moles apparsa…
Dispute etniche e svolte liberiste in Corno d'Africa

Non di soli contrasti tribali vive lo scontro etiope...

Angelo Ferrari, OGzero
... anzi, il sottile velo delle dispute etniche non riesce a…
luna di miele turco-russaNenet

La Siberia tra il Dragone e il Sultano

Yurii Colombo
La luna di miele turco-russa è finita La linea di faglia apertasi…
Segnali di fumo dal Bosforo a Washington

Segnali di fumo dal Bosforo a Washington

Murat Cinar, OGzero
Annusate le possibilità di nuove concessioni con il cambio della…

Tuareg, i curdi dell’Africa?

Gianni Sartori
L'indipendenza e autodeterminazione dei popoli del Fezzan e della Nigeria passa attraverso la collaborazione tra tuareg e tebu, ma anche contro il neocolonialismo occidentale, soprattutto francese, che mira a controllare oro, uranio, petrolio, acqua e vuole imporre la sua presenza militare attraverso missioni Onu con il pretesto di combattere il jihadismo, con cui brevemente e riconoscendo l'errore il popolo azawad si era alleato nel 2013
Chabar, porto internazionale sul golfo

L’Iran da Astana all’Eurasia

Marina Forti
Massima pressione americana e scenario multilaterale regionale È…

L’attivismo di Erdoğan concepito al Cremlino

Murat Cinar
Le strategie parallele russo-turche per l'indipendenza ottomana dagli Usa porta alle intese di Astana per spartirsi energia e controllo sullo scacchiere mediterraneo

Lo Spirito del tempo che percorre il territorio del Sahel

Luca Raineri, OGzero
Nei due anni che vanno dal maggio 2018 al giugno 2020 nel territorio…

La contesa per l'acqua del Nilo

Angelo Ferrari, Raffaele Masto
Raffaele Masto, Angelo Ferrari, 2020 Per l’Etiopia…

Oil exploitation in Kurdistan

Kamal Chomani
The KRG oil policies eventually became curse for the people…
Pozzi petroliferi di Tawke, Kurdistan iracheno occidentale

Nazionalismo petrolifero e dubaizzazione

Kamal Chomani
Fino al 2005 il nazionalismo curdo traeva fonte d’ispirazione…

Attivismo turco nel mondo arabo: una partita energetica e strategica

Alberto Negri
All'arabizzazione forzata del Rojava negli intenti di Erdoğan, attivo anche in Libia, si contrappongono le affermazioni di Bashar al Assad, che lo giudica un invasore, forse pensando che il padre Hafiz aveva già operato un'arabizzazione della regione ai danni dei curdi; la spartizione della Siria con la fine del decennio si è completata, mentre due fazioni simili si contendono il potere in quella che era la Libia, di nuovo internazionalizzando la guerra per procura, con precisi appoggi dagli uni o dagli altri. La presenza russa condiziona e indirizza i protagonisti di entrambi i campi libici, come già in Siria. L’accordo intercorso tra Erdoğan e Serraj per spartirsi il petrolio del Mediterraneo e le minime reazioni internazionali a questo abuso dimostrano la dipendenza di ogni nazione dalle risorse dei territori sottoposti a rivolgimenti geopoliticamente strategici, per cui ciascuno si mantiene libero di saltare sul giacimento del vincitore; solo la Grecia ha espulso l’ambasciatore turco, evidenziando la debolezza europea. Ma cosa si può immaginare in trasparenza dietro a questa situazione? in quale contesto dei due paesi si va a inserire? Questo bel cortocircuito che coinvolge l’intero scacchiere mediorientale vede sempre in controluce il profilo di Putin, che spedisce truppe (il famigerato contingente paramilitare Wagner) e smuove alleanze contrapposte. Allargando il campo ai molti motivi di scontro, alleanze e affinità religiose (piegate a fare da foglia di fico per gli interessi geopolitici): se da un lato ci sono i Fratelli Musulmani, che Erdoğan appoggia dovunque, dall’altro lato c’è l’Egitto di Al-Sisi che con un golpe ha cacciato proprio il governo islamista eletto che sostiene un governo di Bengasi ufficialmente laico, ma finanziato dai wahaabiti sauditi, quanto Tripoli si avvale delle milizie jihadiste di Misurata. Così l’area mesopotamica torna ad apparentarsi con quella libica: gli strumenti, le strategie, gli interessi e i meccanismi messi in atto sono riconducibili a una medesima regia globale?