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  • David di ArmaLite

Il marketing di Marzo eccitato dallo svuotamento degli arsenali. Sfilate primavera-estate

Se per l’editoriale di febbraio la notizia di punta era l’invasione dell’Ukraina, per quello di marzo l’evento emblematico è stata la fiera di Riyad, dove tutti gli stati che si sentono sotto attacco (ovvero l’unanimità, perché altrimenti non legittimano la spesa pubblica per i dispositivi militari) si possono riarmare. Ed è emblematico che l’esercito ucraino in questi 8 anni si sia attrezzato al punto da resistere ai carri armati mal organizzati di Mosca: non c’è da stupirsi. L’Ucraina è il nono esportatore di armi (soprattutto leggere), in particolare in Africa, dove fa da triangolazione per conto della produzione polacca che è costretta dalle regole comunitarie a non procurare armi a paesi belligeranti, ma Kyiv può – finché non entra nella EU (e forse non gli conviene); e attraverso quelle triangolazioni ha potuto riarmarsi con ordigni micidiali come i droni turchi – già risolutori in Nagorno – o sofisticati come gli Stinger americani.
La moltiplicazione di Fiere di ordigni in tutto il mondo (e a Riyadh in particolare) non può che terrorizzarci, perché è un segnale che… c’è mercato e la richiesta aumenta, come prima di ogni conflitto mondiale.
Il marketing militare poi non ha limitazioni, perché proprio l’attributo testosteronico “militare” sfonda tutte le porte e penetra qualsiasi pudore, persino quelli dell’altrimenti sacro diritto d’autore: l’immagine in copertina proviene da un articolo de “Il giornale dell’arte” (8 marzo 2022), giustamente perplesso per il fatto che si possa trascendere dalle normative che regolano l’uso delle riproduzioni artistiche (ricordate Walter Benjamin, un altro che, preconizzando il disastro nazista precedente, preferì farsi fuori da solo): quell’immagine del David “influencer” attrezzato con la protesi fallica di ArmaLite per poter essere usata ha sicuramente pagato tantissime royalties – e quelle provengono dai cadaveri che tanto sensibilizzano le coscienze – ma soprattutto quei soldi hanno pagato l’autorizzazione degli Uffizi.

Come i soldi sauditi hanno imposto l’ennesima sagra dello strumento di morte violenta: dal 6 al 9 marzo si è svolta a Riyadh la prima edizione del World Defense Show (Wds), fiera biennale internazionale in più del settore militare di cui non si sentiva l’esigenza diretta da Andrew Pearcey: 590 aziende di 42 paesi diversi. Gami, l’Autorità Generale per le industrie militari del Regno saudita, è la sigla che ha patrocinato la kermesse con i ministeri della Difesa e dell’Interno, la Guardia Nazionale e l’intelligence saudita. Mbs in persona – Mohammed bin Salman al-Saud, primo viceministro e ministro della Difesa – ha sovrinteso ai lavori che puntano a competere con altri appuntamenti dell’industria militare, della sicurezza e spaziale, come il Farnborough International Airshow o il Paris Air Show.

«Ci sono esposizioni militari in tutto il mondo e l’Arabia Saudita ha pensato bene che fosse giunto il momento di portare uno di quegli eventi qui in Arabia. Vogliamo rappresentare l’intero ecosistema della filiera militare, dalle piccole aziende che forniscono le medie aziende alle medie realtà che forniscono le grandi corporations. Ci aspettiamo di vedere ordini dai grandi player del settore, ma ci aspettiamo anche risultati entusiasmanti dai competitors più piccoli», ha detto Andrew Pearcey.

Il budget per la difesa dell’Arabia Saudita quest’anno è stato di 171 miliardi riyal (46 miliardi di dollari circa), con una diminuzione del 10% rispetto al 2021, ma è una cifra che si colloca ancora tra le prime dieci spese militari al mondo. I vertici militari sauditi, che hanno voluto appositamente l’organizzazione in terra saudita perché hanno annusato il momento propizio e il fatto che chi ospita è privilegiato nei traffici. Sia di acquisto che di vendita: 23 contratti sono stati firmati da Riyadh per 3,4 miliardi di dollari.

“I nuovi sistemi d’arma rafforzeranno la prontezza delle forze armate e i sistemi di difesa e ci saranno ricadute importanti per le industrie militari nazionali», ha commentato Khaled Al-Biyari, responsabile del settore acquisizioni del ministero della Difesa saudita. «I contratti stipulati rispondono all’ambiziosa visione della leadership del Regno di rafforzamento della produzione e dell’efficienza industriale e del settore militare, nota come Vision 2030».

Lanciata dalla casa regnante con il fine di diversificare l’economia e renderla sempre meno dipendente dall’estrazione petrolifera, Vision 2030 punta in particolare a destinare entro la fine del decennio la metà della spesa militare all’acquisto di sistemi e apparecchiature prodotti da industrie localizzate nel territorio saudita. Nel corso del World Defense Show, il ministero per gli investimenti del paese mediorientale ha firmato 12 memorandum di collaborazione con altrettante aziende internazionali per promuovere progetti di ricerca e sviluppo nel settore industriale aerospaziale e militare. «Le attività di business saranno sviluppate grazie alla partnership con alcuni importanti gruppi, come Hanwha Corporation (sudcoreana), Expal Milkor (spagnola), Naval Group (francese) e  Leonardo (italiana)», riferisce “Arabnews”.

Dal sito della Luiss ricaviamo poi che 2 contratti sono stati conclusi con la statunitense Raytheon Company, per 533 milioni di dollari, per rafforzare le capacità dell’aviazione del Regno. Altri due accordi, per un valore di 400 milioni di dollari, sono stati poi stretti con Thales Group, una società francese che fornisce servizi per i mercati della difesa e della sicurezza.

Tra gli altri partner riportati da “al-Arabiya” con cui il Ministero della Difesa di Riad ha stretto accordi vi è il conglomerato sudcoreano Hanwha, con il quale è stato stipulato un contratto da circa 800 milioni di dollari, per rafforzare le capacità di difesa del Regno e le catene di approvvigionamento.Un’altra intesa da 114 milioni è stata invece firmata con la cinese China North Industries Corporation Limited (Norinco) e altri due, del valore di 122 milioni, sono stati firmati con la sudcoreana Poongsan Corporation.

Antonio Mazzeo ha riepilogato tutte le armi esibite da Leonardo in quell’occasione in un articolo su “Stampalibera.it” aggiungendo che per sapere se e cosa Leonardo riuscirà poi realmente a vendere agli organizzatori e ai visitatori del World Defense Show bisognerà attendere ancora del tempo. Di certo è che proprio alla vigila della kermesse il gruppo italiano ha ottenuto due importanti successi con le autorità saudite. Il 7 febbraio, in occasione del meeting organizzato ancora dall’Autorità Generale per le industrie militari (Gapi) per lanciare la Roadmap di promozione del capitale umano dell’industria bellica nell’ambito di Vision 2030, Leonardo ha firmato con i sauditi un accordo di collaborazione nel settore della ricerca e dello scambio di know how.

Infine notazioni interessanti provengono da un articolo di “AfricaExpress”, dove si leggono nomi ricorrenti nel mondo della produzione delle armi (come si può rilevare dalla lista riprodotta qui di seguito che riporta nomi che in questo testo sono tutti citati), ed è straniante rilevare come Russia e Ucraina si trovino fianco a fianco in questa rassegna di “sporchi affari”, in quanto due tra i massimi produttori di armi al mondo:

«Tra le aziende blue chip presenti al Wds ci sono il gruppo brasiliano aerospaziale e della difesa Embraer, i giganti statunitensi Raytheon, General Dynamics e Lockheed Martin (che ha già annunciato di voler investire in Arabia Saudita più di 1 miliardo di dollari nella produzione militare) e il produttore britannico Rolls Royce. Tra i tanti espositori a contendersi la clientela anche aziende militari Russe (Almaz, IBZ, Rostec, Technodinamika, Rosoboroneexport, Russian Defence Export) e aziende miliari Ukraine (STM, STE, Progress)».

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Avanzamento

Die letzten Tage der Menschheit

Leader mondiali e nazionali del traffico di armi.

La corsa agli armamenti e i sistemi di addestramento. La sofisticazione della millenaria Arte della Guerra trasformata in Guerra di Robot attraverso il coinvolgimento di laboratori di ricerca… attenzione “Guerra di Robot” non “Guerra tra Robot”: i droni uccidono umani. Alcuni di questi punti si trovano in questo intervento di Antonio Mazzeo su Radio Blackout:

“Utopia del contingente da disarmare”.

GENNAIO FEBBRAIO APRILE MAGGIO GIUGNO LUGLIO AGOSTO SETTEMBRE OTTOBRE NOVEMBRE Traffico 2022

Marzo

29 marzo

  • Secondo “Athens News” la Grecia ha firmato un’alleanza difensiva con la Francia, in base alla quale ha acquistato 24 aerei (diciotto+6) Rafale di quinta generazione e 6 navi da guerra: 3 fregate Belharra e 3 corvette classe Gowind. I primi 6 aerei sono già arrivati in Grecia. La commessa è di 4 miliardi che si vanno ad aggiungere ai 3,4 miliardi dell’accordo di gennaio per la fornitura di altri 18 Rafale.
    L’incrociatore corazzato Georgios Averof è la nave più gloriosa della flotta greca, attualmente una nave museo nel parcheggio eterno di Paleon-Faliron nel sud di Atene, teatro di questa lugubre pantomima della firma.

    Battleship Averof, nave museo

    Battleship Averof è il luogo in cui sono state apposte le firme dei ministri della difesa greco Nikos Panagiotopoulos e francese Florence Parly

    L’intesa arriva mentre Atene rafforza le sue Forze Armate in risposta alle tensioni con la vicina Turchia. I caccia Rafale saranno venduti dalla società Dassault Aviation e saranno consegnati a partire dall’estate del 2024, portando la flotta dell’aeronautica militare ellenica a 24 Rafale; inoltre la marina greca acquista con questo stesso contratto tre fregate francesi Belharra di classe FDI, che saranno costruite dall’appaltatore della difesa Naval Group a Lorient, nella Francia Occidentale. La consegna è prevista entro il 2026.


Belharra, fregata franco-italiana
la Grecia, nonostante le difficoltà economiche, è uno degli alleati della NATO che da sempre rispetta l’impegno di spendere almeno il 2% del proprio Prodotto Interno Lordo per la Difesa. Nel 2019, la cifra si era attestata sul 2,3%. Il bilancio del 2021, nel settore della Difesa, dovrebbe raggiungere una cifra pari a circa 5,5 miliardi di euro, un dato che, secondo Mitsotakis, riflette la necessità di Atene di garantire la propria sicurezza in un contesto sempre più teso, quale quello del Mediterraneo orientale

26 marzo

  • “The Economist” ha annunciato il prossimo utilizzo in Ucraina di bombe volanti delle dimensioni di una baguette.
    I machisti sarmatici potranno applicarsi a una nuova canzone sciovinista, inneggiante stavolta agli Switchblade, i missili suicidi inclusi tra gli ordigni che gli Usa stanno inviando a Kyiv, dopo l’annuncio fatto da Biden il 16 marzo, relativo alla spedizione di 100 droni utili per il contenimento dell’avanzata delle truppe di terra.
    Si tratta dei droni prodotti da AeroVironment, con una precisione millimetrica e molto più sottili dei Javelin della canzone.

    La differenza tra Javelin e Switchblade è data dal fatto che il primo viene programmato per colpire un bersaglio, mentre la nuova fornitura riguarda missili che possono volare verso una pletora di potenziali bersagli e l’operatore può scegliere il più appetitoso da distruggere attraverso telecamere e rilevatori termici all’infrarosso che trasmettono via Gps le immagini. Ci sono due modelli di queste “munizioni predatrici”, entrambi in grado di confondere i radar, di interfacciarsi con altri droni e sono configurabili in pochi minuti attraverso un tablet. Rispetto ai Bayrakhtar TB2 turchi la differenza è nelle dimensioni e nel bisogno di piste di atterraggio dei velivoli costruiti ad Ankara.

    Lo Switchblade 300 è il più piccolo. Misura circa 30 centimetri e pesa quasi 2 chili e mezzo, vengono lanciati da un piccolo tubo simile a un mortaio. Con un attacco di precisione e munizioni avanzate; hanno una portata di 10 chilometri e un’autonomia di 15 minuti. La loro velocità di crociera è di 101 chilometri all’ora e la loro velocità operativa è di 161 chilometri all’ora. Volano a un’altitudine inferiore ai 152 metri. La loro testata, delle dimensioni di una granata, è efficace contro i veicoli non corazzati e i gruppi di truppe; non può penetrare la corazza dei carri armati.

    lo Switchblade 600 è più grande e più efficace contro bersagli corazzati: pesa 10 volte tanto e misura 1,3 metri; dotati di un attacco di precisione con una testata anticarro, l’altitudine operativa è meno di 200 metri,con una portata di 40 chilometri e un’autonomia di volo di 40 minuti. Le velocità di crociera e di corsa sono 113 e 185 chilometri all’ora, rispettivamente.


Switchblade drone
l‘operatore non pilota il velivolo, indica semplicemente ciò che vuole guardare, ciò che vuole che la telecamera punti, e il computer di bordo conduce il velivolo verso quel punto, rimanendo sull’obiettivo. Si può agganciare un bersaglio e l’aereo mantiene la posizione su quel bersaglio, autonomamente" (Steve Gitlin, direttore marketing di AeroVironment).

25 marzo

  • L’improvvisamente atlantista Erdoğan, nel pieno della sua trasfigurazione diplomatica: globale sull’Ucraina come emissario degli interessi Nato; medio orientale della normalizzazione con i paesi del golfo; le nuove relazioni distese con Israele e la riconciliazione con gli Emirati per spartirsi Libia e Corno d’Africa. In una fase simile non si possono non riallacciare gli accordi firmati nel 2018 per acquisire il sistema franco-italiano di difesa aerea e missilistica a lungo raggio SAMP/T, che erano stati interrotti per l’ostilità francese nei confronti di Ankara. E infatti “Daily Sabah” riferisce della ripresa degli incontri per l’acquisto. Il sistema è particolarmente versato nell’annientamento di Stealth, droni e missili; basato sul nuovo missile intercettore ASTER 30 B1NT, con capacità d’ingaggio anche di missili balistici a medio raggio, categoria NODONG/SHAHAAB-3, e sul nuovo radar ci sarà il Thales GF-300 della Dassault Aviation.

    Samp/NT

    Il consorzio Eurosam è composto dal produttore europeo di missili MBDA, a sua volta una joint venture tra l’Airbus e l’italiana Leonardo e la britannica BAE Systems, e l’appaltatore francese della difesa Thales, i cui principali azionisti sono lo stato francese e il produttore di jet da combattimento Dassault Aviation.

«Abbiamo deciso di riattivare il gruppo tra Turchia, Francia e Italia, una delle piattaforme di cooperazione create negli anni e poi interrotte. Presto i tre paesi avranno un incontro» (Mario Draghi

24 marzo

  • In Cina, con l’avanzamento della ricerca ipersonica a Mach 8 e oltre, la quantità di dati sperimentali da elaborare e analizzare è aumentata significativamente, Quindi i ricercatori stanno costruendo un sistema di intelligenza artificiale (AI) che può progettare nuove armi ipersoniche da solo, identificando le onde d’urto che si verificano nei test della galleria del vento per simulare le condizioni di volo estreme, anche se non hanno ricevuto istruzioni su cosa cercare.

    Secondo il team di ricerca guidato dal professor Le Jialing del China Aerodynamics Research and Development Centre di Mianyang, nel Sichuan, che ha pubblicato i suoi risultati il 16 marzo nel “Journal of Propulsion Technology”, una pubblicazione peer-reviewed gestita dall’industria cinese della difesa aerospaziale, senza intervento umano, la loro macchina AI, basata su una scheda grafica a basso costo di tre anni fa, ha impiegato circa 9 secondi per elaborare un’immagine e ha costruito una base di conoscenza propria per aiutare lo sviluppo di nuovi motori per missili ipersonici o aerei che potrebbero percorrere distanze maggiori a velocità molto più elevate.

    L’informazione del “South China Morning Post” del 24 marzo è stata ripresa dalla rivista “AI Supremacy” 4 giorni dopo. Questa conoscenza permetterebbe all’AI di prevedere il verificarsi di onde d’urto e di elaborare progetti di armi ipersoniche per controllare meglio il flusso d’aria: la precisione delle armi ipersoniche potrebbe essere migliorata di più di 10 volte se il controllo venisse tolto dalle mani dell’uomo e dato a una macchina. A.I. come ingegnere capo, generale capo e capo delle comunicazioni alla fine per “programmi speciali militari”, proprio alla fine diventa un gioco da ragazzi. Ciò significa che l’I.A., man mano che diventa più sofisticata, diventa anche esponenzialmente più pericolosa per il mondo.

    L'Intelligenza artficiale soppianta i tecnici e può accelerare di 10 volte l'analisi delle sperimentazioni nella galleria del vento

Le Jialing e i suoi colleghi hanno detto che il cervello umano non può più tenere il passo con il rapido sviluppo della tecnologia ipersonica. Ogni esperimento produce decine di migliaia di immagini al secondo. Queste foto devono essere esaminate manualmente da ricercatori esperti, spesso pixel per pixel, alla ricerca di indizi per risolvere problemi teorici o ingegneristici.

18 marzo

  • “Janes” ha annunciato che il Niger ha ordinato veicoli corazzati APC dalla Nurol Makina da aggiungersi ai droni Bayraktar TB2 e agli aerei d’addestramento e attacco leggero Hurkus. Mohamed Bazoum, il presidente del Niger era stato in Turchia all’inizio di marzo visitando gli stabilimenti Baykar, che fabbricano i TB2, e poi alla Havelsan, alla Turkish Aerospace, alla Aselsan, e anche Roketsan, specializzato nella fabbricazione di missili e razzi intelligenti.

    Il Niger è la terra dei traffici illeciti: denaro, droga, armi, esseri umani. Un paese che ha fatto dell’illecito la ragione dei propri guadagni; il paese più povero al mondo, ma, Mohammadou Issoufou, ex presidente nigerino aveva speso milioni e milioni di dollari per acquistare armi, elicotteri e aerei da combattimento russi e francesi, tradendo la sua piattaforma elettorale di stampo progressista che lo ha portato al vertice dello stato, impoverendo ancora di più la sua gente. Il neoeletto Mohamed Bazoum va nella stessa direzione, non a caso sul finire del 2021 ha acquistato dalla Turchia nuovi droni. L’impegno e le spese militari prevalgono su tutto, pur di mantenere i privilegi ereditati dal suo predecessore e allora si aggiungono altri denari sperperati in questo Apc.

    APC-Nurol

    Bazoum mentre ispeziona gli Ejder Yalçin dotati di stazioni d’arma Aselsan Serdar, ma dipinti con la mimetica usata dal Comando congiunto delle forze speciali del Qatar, che ne ha fatto un grosso ordine.

Nurol Makina ejder-yaln
«TB2 servono a rafforzare la flotta aerea come parte della strategia per combattere il terrorismo e garantire le frontiere e permetteranno certamente alle nostre popolazioni che vivono in certe zone segnate dall’insicurezza di poter vivere la loro vita quotidiana con più serenità, conformemente all’impegno del Comandante Supremo delle Forze Armate di garantire la sicurezza a tutti i concittadini» (Mohamed Bazoum). Tradotto con www.DeepL.com/Translator (versione gratuita)

17 marzo

  • Il “Daily Sabah” ha scritto che l’esercito indonesiano ha ricevuto dalla Turchia il primo lotto di Kaplan MT/Harimau Hitam medium weight tank prodotto congiuntamente da FNSS Savunma Sistemleri di Ankara e dall’indonesiana PT Pindad, con la collaborazione dell’azienda belga costruttrice della CMI Defence Cockerill® 3105, una torretta integrata sul blindato ed equipaggiata con un cannone ad alta pressione da 105 millimetri Cockerill® CT-CV 105HP; è anche dotato di un sistema IFF, Hunter Killer System per la selezione del bersaglio, e Auto Target Locking System per assistere il puntatore, inoltre il serbatoio può resistere a proiettili AP 14,5×114mm a 200 metri con 911 m/s di velocità. Il ventre del serbatoio utilizza lo scafo a V, in grado di resistere a 10 kg di mine AT sotto i cingoli e sotto il centro.
    Kaplan in turco è sinonimo di Harimau che in indonesiano significa “Tigre”.
    Si tratta della prima esportazione di carri armati dalla repubblica di Turchia dopo l’embargo tedesco sui cingolati di Ankara dovuto alle operazioni belliche in Rojava: infatti in precedenza l’industria bellica FNSS montava sul carro armato MBT motori diesel da 1500 cavalli della MTU Friedrichshafen GmbH, ora sostituito dal motore della sudcoreana Defense Industries (SSB).


Carro armato MT-Kaplan/Harimau
«Il progetto è stato realizzato con un modello di business di cooperazione tra le società turche e indonesiane, che è anche un esempio di cooperazione tra due stati; le esportazioni dell’industria della difesa non sono solo orientate al business, ma riflettono anche la cooperazione e il trasferimento della tecnologia» (Ismail Demir, capo della Presidenza delle industrie della difesa turche SBB)

15 marzo

  • “DefenseNews” dà notizia che il Dipartimento di Stato approva la possibile vendita di 8 elicotteri MH-60R prodotti dalla Lockheed Martin Rotary and Mission Systems alla Marina spagnola a fronte di un preventivo di spesa di 950 milioni di dollari. La vendita includerebbe anche una gamma di armi e sistemi – missili Hellfire aria-superficie, 100 sezioni di guida WGU-59/B Advanced Precision Kill Weapon System (APKWS) II, apparecchiature di comunicazione, 4 sonar a bassa frequenza (ALFS), radar multimodo APS-153, boe soniche e 20 motori T-700-GE-401C – per consentire la guerra di superficie, la guerra antisommergibile e la guerra elettronica da questi elicotteri già basati sulle navi della US Navy, della Royal Danish Navy, della Royal Australian Navy, della Royal Saudi Naval Forces, della Marina ellenica. Nel 2021 anche la Corea del Sud e l’India hanno opzionato questo MH-60R-Romeo, che sarebbe particolarmente adatto al sistema di combattimento Aegis della Lockheed-Martin in dotazione alla fregata di difesa aerea della classe Álvaro de Bazán in forza alla Marina spagnola.


«La proposta di vendita dell’elicottero multimissione MH-60R- Romeo sosterrà la politica estera e gli obiettivi di sicurezza nazionale degli Stati Uniti migliorando la sicurezza di un alleato NATO che è una forza importante per la stabilità politica e il progresso economico in Europa» (nota del Dipartimento di Stato)

14 marzo

  • Scholz continua a far discendere le scelte tedesche da quelle della Nato. L’agenzia Reuters ha annunciato che la Luftwaffe adotterà gli F35 di quinta generazione in sostituzione dei vecchi Tornado: la Bundeswehr – secondo quanto riportato da “Aviation Report” possiede ancora 93 Tornado, dopo aver ricevuto originariamente un totale di 357 unità, dei quali 83 sono ancora operativi ma il loro utilizzo sta diventando sempre più costoso. Infatti l’opzione americana ha avuto successo in quanto il caccia della Lockheed-Martin è più adatto in uno scenario di “nuclear sharing”, in base a quanto previsto dalla “condivisione nucleare” tra paesi della Nato: cioè sono predisposti a caricare ordigni nucleari.
    E questo acquisto di 35 velivoli (secondo il calcolo di “Deutsche Welle”)  fa seguito all’innalzamento del budget degli stanziamenti per la Difesa tedesca, innalzati a 70 miliardi di euro (il 2 per cento del pil annuo), a cui si aggiungono 100 miliardi di fondo speciale. Con questa potenza armata Berlino si prospetta come base per il costruendo esercito europeo comunitario. E cominciano dagli F-35 assemblati a Cameri (Novara).


I caccia F35 Lightning II - Lockheed-Martin
«L’importante tecnologia strategica verrà mantenuta in Germania e Ue; ci stiamo assicurando un forte ruolo tedesco nel Sistema di combattimento aereo del futuro (Fcas)» (generale Ingo Gerhartz)

9 marzo

  • La Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti ha superato il 9 marzo le controversie politiche che avevano ritardato l’approvazione del finanziamento del sistema di difesa missilistica israeliano Iron Dome per una somma di 1 miliardo di dollari. A riferirlo con soddisfazione è stato il giorno successivo “The Times of Israel”. Il denaro finanzierà missili intercettori per quel sistema difensivo che si è contrapposto ai 4300 razzi sparati da Hamas in 11 giorni nel 2021, annientandone il 90 per cento.

    Il governo di Zhelensky aveva chiesto a più riprese il sistema in previsione dell’invasione russa, ma senza successo per il timore di Bennett che si potessero danneggiare le relazioni israeliane con Mosca: infatti “EurasianTimes” riporta che fu Tel Aviv a fermare un tentativo degli Stati Uniti di trasferire batterie di missili Iron Dome all’Ucraina.

    “Agenzia Nova” fornisce le specifiche tecniche del sistema: creato dalle aziende israeliane, Rafael Advanced Defense Systems e Israel Aerospace Industries, con il sostegno degli Stati Uniti, l’Iron Dome è diventato operativo nel 2011. Israele ha ora dieci batterie dispiegate in tutto il paese, ciascuna con tre o quattro lanciatori in grado di sparare 20 missili intercettori. Il sistema ha poi subito evoluzioni fino ad essere adattabile alle operazioni navali.

    La Camera statunitense ha inoltre approvato un finanziamento annuale alla difesa israeliana di 3,8 miliardi di dollari per la sicurezza senza scopo di lucro.


Iron Dome, sistema di protezione missilistica in dotazione a Tzahal, pagato dal governo americano
«Il sostegno che lo Stato di Israele ha ricevuto dalla Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti è una testimonianza del rapporto strategico bilaterale» (Yair Lapid, ministro degli affari Esteri israeliano).

7 marzo

  • Il 7 marzo a Sidney il governo australiano ha annunciato un preventivo di spesa di almeno 7,4 miliardi di dollari americani per la costruzione di una nuova base sulla costa orientale che possa ospitare la nuova flotta di sottomarini a propulsione nucleare, frutto dell’accordo Aukus, che il 15 settembre aveva spinto gli australiani a stracciare il contratto siglato con Parigi per la fornitura di 12 sommergibili Barracuda a propulsione diesel/elettrica del costo di 56 miliardi per mettere in conto l’acquisto dagli Usa (o dalla Gran Bretagna) di 8 sottomarini a propulsione nucleare nell’ambito dell’accordo trilaterale Aukus (Australia, Uk, Usa).

    Ne dà notizia “South China Morning Post”; l’esistenza della nuova base prevista per il 2040 non contempla la chiusura di quella occidentale nei pressi di Perth che ospita i vecchi SSK Collins (varati nel 1996), per i quali è previsto uno stanziamento per l’ammodernamento. A breve la Royal Australian Navy comunicherà se la scelta sarà caduta su gli Astute della Royal Navy, oppure i Virginia in servizio presso la US Navy.
    Il motivo per la scelta di tempi per l’annuncio è rivelato indirettamente dalle parole del premier australiano Scott Morrison per il quale la
    guerra in Ucraina si estenderà inevitabilmente all’Indopacifico: «Stanno crescendo la militarizzazione dell’area e gli attacchi alle democrazie liberali nella regione Asia-Pacifico e l’Australia deve affrontare l’ambiente di sicurezza più difficile e pericoloso degli ultimi 80 anni. Ci saranno anche vantaggi significativi per l’industria locale e nazionale nel supportare la nuova base e la flotta di sottomarini a propulsione nucleare». A lui fa eco Andrew Shearer con l’affermazione che il presidente cinese Xi Jinping sembra pianificare di dominare la regione Indo-Pacifica e usarla per dare luogo a un “arco di autocrazia” che sta rimodellando il mondo.


«Una "nuova preoccupante convergenza strategica" tra Pechino e Mosca si è sviluppata e il rischio di un "conflitto tra grandi potenze" è cresciuto da quando la Russia ha invaso l’Ucraina» (Andrew Shearer - Office of National Intelligence)

6 marzo

  • La KCNA, agenzia nordcoreana di informazione annuncia che sabato 5 marzo è avvenuto un secondo test di lancio di razzi in una settimana. L’esperimento si colloca nell’ambito dei sistemi satellitari di ricognizione per nascondere il collaudo di missili balistici vietati dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu. L’esercito sudcoreano ha affermato che il missile nordcoreano lanciato da Sunan ha raggiunto un’altezza di circa 560 km e ha volato per 270 km verso il mar del Giappone. “South China Morning Post” ricorda che questi blitz di test di armi riprendono dopo un mese di relativa calma durante le Olimpiadi invernali di Pechino, e mentre il mondo sta concentrando sull’Ucraina ogni attenzione. Il lancio di domenica è il nono di Pyongyang finora quest’anno, compreso il test del suo missile più potente dai negoziati del 2017.
    La Corea del Nord, inoltre, continua presumibilmente a produrre materiali fissili per armi nucleari nel suo principale Centro di ricerca scientifica nucleare di Yongbyon. È quanto ritiene il sito web di monitoraggio statunitense “38 North”: «Le recenti immagini satellitari commerciali del Centro indicano la produzione in corso di materiale fissile, sia plutonio che uranio arricchito; queste attività, così come la graduale espansione e l’evidente occupazione di alloggi per il personale negli ultimi anni, suggeriscono tutte che il complesso è pronto per l’espansione».


«Le recenti serie di lanci di missili balistici del Nord rappresentano una minaccia significativa non solo per la comunità internazionale, ma anche per la pace e la stabilità nella Penisola coreana. Esortiamo fortemente il Nord a fermarli immediatamente”» (Stato maggiore di Seul)

4 marzo

  • Il servizio di notizie di difesa internazionale “Battlespace” annuncia l’attesa scelta della marina polacca che aveva indetto una gara per l’acquisto di una nuova classe di fregate. Se l’è aggiudicata il progetto britannico Arrowhead 140 di Babcock International.

    L’azienda londinese ha detto di aver concluso una serie di accordi di partenariato di cooperazione strategica con il consorzio PGZ-Miecznik responsabile della consegna di tre fregate dai cantieri navali della città portuale polacca di Gdynia. Anche i fornitori di sistemi chiave nel programma Miecznik sono coinvolti: Thales UK, insieme al suo partner locale OBR CTM, fornirà il sistema di gestione del combattimento Tacticos, mentre il missile Sea Ceptor di MBDA UK fornirà capacità antiaeree.
    La decisione a favore di Babcock significa che è stata declinata la proposta Meko A-300PL di ThyssenKrupp Marine Systems. Un segnale di rivalità tra le due nazioni mitteleuropee, che affonda nella storia di infiniti conflitti tra nazionalismi locali durante i quali le popolazioni sarmatiche, dei Carpazi e anche dei Sudeti si sono sempre sentite schiacciate tra Prussia e Russia.


Babcock sta costruendo cinque fregate di tipo 31 per la Royal Navy britannica utilizzando la piattaforma Arrowhead 140. E l'anno scorso pure l'Indonesia ha selezionato la Arrowhead 140 per il prossimo programma di fregate
«La Polonia è uno dei nostri più antichi e stretti alleati. La fregata Arrowhead 140 sarà una formidabile aggiunta alla flotta polacca, fornendo capacità leader a livello mondiale per la crescente presenza navale della Polonia» (ministro della Difesa britannico Jeremy Quin)

3 marzo

  • Moses Khanyile, coordinatore del Consiglio Nazionale dell’Industria della Difesa sudafricano (Ndic), ha informato il 3 marzo il Comitato Permanente Congiunto sulla Difesa che erano state superate le remore morali alla vendita di armi verso alcuni paesi del Medio Oriente (Eau, Turchia, Oman, Arabia saudita) per i quali le consegne erano bloccate dal 2019, quando il National Conventional Arms Control Committee (Ncacc, l’organismo di controllo che il Sudafrica di Mandela si è dato a causa della tradizionale esportazione di armi immorali dell’epoca dell’apartheid) insisteva nella pretesa di verificare che i compratori non vendessero le armi a terzi belligeranti (per esempio in Yemen); il sito “Defenceweb”, vicino al ministero della Difesa sudafricano, compiaciuto ha dato notizia che sono stati così subito sbloccati 5,5 miliardi di rand in prodotti bellici da consegnare a emiratini e sauditi e altri 21 miliardi di euro di armi devono ancora essere destinati.
    Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti rappresentano almeno un terzo delle esportazioni di armi del Sudafrica e avevano rifiutato le ispezioni considerandole una violazione della loro sovranità e anche l’Oman e l’Algeria le avevano rifiutato, trovandosi con le importazioni bloccate. Contemporaneamente Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Germania hanno esportato in Arabia Saudita e negli Emirati Arabi Uniti, tra il 2016 e il 2020, attrezzature per un valore di 135 miliardi.
    C’è stato un forte calo in termini di consumo locale di difesa, ora l’industria bellica di Pretoria può tornare a fare affidamento sulle esportazioni… in Yemen, senza infingimenti.

Mortaio 120 mm Rheinmetall - Pretoria

Mortaio 120 mm Rheinmetall – azienda tedesca sussidiaria italiana su brevetto sudafricano; l’arma usata dai miliziani antihouthi nella strage dell’ospedale di Hodeida


«Più di tre quarti della produzione sono destinati al mercato esterno. È importante che le delegazioni includano gli attori dell‘industria bellica. Un’attenzione speciale dovrebbe essere prestata ai paesi dell‘Africa e del Medio Oriente, perché quello è un mercato in crescita per l’industria» (Moses Khanyile)

3 marzo

  • Primo carico di armi consegnato dall’Italia all’Ucraina: tracciato da Italmiradar, il decollo di un C-130 dell’Aeronautica Militare italiana dallo scalo di Pisa e atterrato all’hub Nato in Polonia di Rzeszow Jasionka. A più riprese “PagineEsteri” ha portato l’attenzione su questa consegna a domicilio conto terzi. Nonostante i fumosi tentativi del ministero della Difesa italiano di occultare o perlomeno secretare l’entità e il dettaglio della spedizione di armi, Antonio Mazzeo già il 1° marzo aveva ricostruito almeno la tipologia, se non la quantità: missili terra-aria Stinger; missili Spike anticarro e elicotteri; missili antitank Milan e lanciarazzi tedeschi Dynamit-Nobel Panzerfaust 3; mitragliatrici MG 42/59 e Browing cal. 12,7; munizioni calibro 7,62 Nato; sofisticati apparati elettronici “anti-IED” per individuare ordigni nascosti.
    Questi ultimi – palesemente gli unici materiali bellici non letali – sono gli unici equipaggiamenti in consegna denunciati ufficialmente dal documento della Camera che autorizzava il 25 febbraio una spesa di 12 milioni di euro, messi a disposizione dal sito “Starmag”

    Documenti ufficiali Camera deputati per le armi non letali

    Documenti ufficiali Camera deputati per le armi non letali consegnate al paese belligerante Ucraina

    Per il decreto del 28 febbraio – che estende anche lo stato di emergenza a fine anno – che stanzia 110 milioni non sono stati divulgati documenti in cui si specifichi di preciso quali armi letali invece vengono regalate a una nazione impegnata in un conflitto.
    Si era spergiurato nei giorni scorsi che nessun militare italiano avrebbe messo gli stivali sul terreno. Infatti “Il Sole 24 ore” informa che 500 unità di personale altamente addestrato scelto dal Comando operativo Forze speciali appartenenti agli incursori della Marina (Comsubin), Col Moschin, alle Forze speciali dell’Aeronautica e alla Task Force 45 si vanno ad aggiungere ai 400 uomini già impiegati sul fronte Est della Nato, ossia i 240 alpini in Lettonia e i 138 uomini dell’Aeronautica in Romania


«Oltre alle misure descritte nel decreto, nel contesto delle determinazioni in ambito Nato, l’Italia ha attivato interlocuzioni tecniche con singoli Paesi alleati, maggiormente esposti sul fianco est, al fine di verificare la possibilità di attivare ulteriori iniziative con caratteristiche simili alla missione già operativa in Lettonia, anche in termini di personale impiegato» (Uff.Stampa Pal. Chigi)

2 marzo

  • “Africa-Express” dà notizia che il 2 marzo si è tenuto il dodicesimo Comitato bilaterale Italia-Algeria del settore della difesa, il direttore nazionale degli Armamenti italiani generale di corpo d’armata Luciano Portolano, insieme all’omologo algerino, generale Mohamed Salah Benbicha, il cui scopo principale era la firma su un protocollo di intenti per una joint venture tra Leonardo e l’azienda algerina Establissement Public de Caractère Industriel/Establissement de Developement des Industries Aeronautiques (Epic/Edia) per la realizzazione di uno stabilimento di elicotteri da guerra a Aïn Arnat, nella provincia di Sétif.Il Comitato bilaterale trae origine dall’accordo nel settore della Difesa tra il governo della Repubblica Italiana e il governo della Repubblica algerina democratica e popolare, firmato a Roma il 15 maggio 2003. L’incontro ha anche avuto un momento di confronto sul conflitto in Ucraina (che ha visto l’astensione dell’Algeria). L’Algeria vede l’Italia come un importante partner di riferimento, dal punto di vista degli equipaggiamenti militari, sia per l’elevata affidabilità dei prodotti italiani e sia per la disponibilità delle industrie italiane ad avviare collaborazioni che prevedano la cooperazione mediante l’interscambio, il trasferimento di tecnologie e la formazione di equipaggi, di personale tecnico e delle maestranze in Algeria…. Invece l’Italia vede l’Algeria come una prateria di gas alternativo alle pipeline che riforniscono di gas russo i serbatoi italiani, forse in cambio di tecnologie belliche (eventualmente utili per un’ipotetica guerra contro il Marocco per la questione del Saharawi)?


«Le relazioni tra Italia e Algeria hanno una storia millenaria, che risale alla epoca quando le prime imbarcazioni cominciarono a solcare il Mediterraneo. I nostri Paesi sono legati da solidi rapporti di amicizia e da una importante collaborazione bilaterale in molti campi, tra cui quello della Difesa», (Segretario generale della Difesa e direttore nazionale degli Armamenti, generale di corpo d’armata, Luciano Portolano)

1° marzo

  • L’esercito statunitense aveva stanziato 50 milioni di dollari nel progetto dell’anno fiscale 2022 avviato per sviluppare una tecnologia da integrare negli armamenti in dotazione dell’esercito entro il 2023, basata sullo sviluppo e integrazione di un emettitore di microonde ad alta potenza (High-power Microwaves – HPM) in grado di neutralizzare droni in volo singolo o in stormo. Il prototipo aveva evidenziato problemi nel contenimento degli effetti collaterali di questi intercettori.

    L’arma conosciuta come THOR – ovvero Tactical High Power Operational Responder – era stata presentata già alla Kirtland Air Force Base, New Mexico, nel febbraio 2021: un’arma contraerea specificamente indirizzata all’annientamento di droni attraverso onde elettromagnetiche. “The Defense Post” ne aveva accennato nel giugno 2021,

    Il 1° marzo 2022 sempre “The Defense Post“, ha dato notizia che l’Air Force Research Laboratory ha assegnato a Leidos Inc. un contratto da 26 milioni di dollari per la prossima generazione di controdroni, chiamato da Adrian Lucero (il responsabile del progetto per Afrl) significativamente Mjölnir, che sarebbe il mitico martello di Thor nella saga scandinava, questo sistema userà la tecnologia di THOR, con miglioramenti che secondo l’AFRL lo renderanno più capace e affidabile: con una gamma migliorata e una tecnologia per rilevare e seguire i droni: i militari abbatterebbero i droni anche con pallottole tradizionali, ma le raffiche radio hanno un raggio d’azione più ampio, sono silenziose e istantanee.


Counter UAV System Thor equipaggiato con Mjolnir
«Le lezioni apprese dai nostri test operativi definiscono i nuovi requisiti per il programma Mjölnir e configureranno i futuri sistemi da distribuire in tutto il mondo. Mjölnir si concentrerà sulla creazione di un progetto dettagliato per tutti i futuri sistemi cUAS con una tecnologia migliorata per assicurare agli Usa il mantenimento della loro superiorità in ambito elettromagnetico» (Adrian Lucero, responsabile Thor)
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