Non siamo responsabili dell’uso delle armi che vendiamo
A inizio giugno “AnalisiDifesa” titolava Segreti di Pulcinella l’articolo in cui si sbertucciava il Copasir che manteneva il segreto sulle armi donate agli ucraini dall’esercito italiano, le stesse documentate da video diffusi dai russi: «obici da 155 mm FH-70 in azione, proiettili da mortaio da 120 mm, munizioni calibro 7,62 per mitragliatrici MG42 e missili anticarro Milan, tutti surplus dell’Esercito Italiano trasferiti agli ucraini e poi caduti in mano al nemico» (inteso come russo, ma tanto sarebbero state in mano ai non meno inquietanti combattenti del battaglione Azov).
Seguendo spedizioni e trasferimenti di ordigni – ma anche esercitazioni congiunte e collaborazioni in missioni – si può redigere una mappa delle aree a rischio: scontato il corso del Don, e poi il mar Cinese meridionale, gli stretti delle Molucche e di Hormuz (Emasoh: esercitazioni antiraniane a guida italiana), completamento del muro antipolisario con la missione congiunta al largo del confine tra Marocco e Mauritania con la US Air, ma soprattutto gli equilibri di un mar Mediterraneo attraversato da traffici di umani, droga e armi; come capita in tutti i mari, visto che US Navy è disposta a versare una taglia di 100.000 dollari a chiunque fornisca informazioni relative a traffici di armi e droga nei pressi del Golfo di Aden, dove nel 2021 la marina americana ha sequestrato 9000 ordigni (il triplo del 2020) e parallelamente il corrispondente di 500 milioni in droga.
Sono 57 i conflitti già esplosi in corso nel mondo. E forse non è un caso che il 6 luglio sia stato ucciso con modalità da intelligence Hashi Omar Hassan, il capro espiatorio per la morte di Ilaria Alpi, causata dalla sua inchiesta sul traffico di armi legato al cargo Shifco carico di militari italo-croati; e, come rileva Michele Giorgio: «anche le violazioni dell’embargo sulle armi non trovano un epilogo. È del 5 luglio la notizia dell’emittente televisivo somalo “Al-Arabya”, dove si denunciava il sequestro di due barche yemenite che trasportavano armi al gruppo terroristico “Al-Shabaab”. Le barche sarebbero risultate di proprietà di un contrabbandiere somalo, Ahmed Matan, che già in passato avrebbe fornito materiale esplosivo allo stesso gruppo terroristico probabilmente direzionandole al Golfo di Aden».
In un mondo sempre meno neutrale persino due vascelli militari giapponesi si sono avventurati nel Mediterraneo, interconnettendo ancora di più i conflitti dell’Indo-Pacifico con quelli mediterranei e lo hanno fatto all’inizio di giugno nell’ambito di una cooperazione che sancisce l’allargamento della Nato al Pacifico conferendo a Tokyo la direzione di quella che si può chiamare “Nato dell’Est”, affidata alla terza più potente flotta al mondo. Questa cooperazione è significativo si sia manifestata attraverso le esercitazioni delle “JS Kashima” e “JS Shimakaz” insieme alla fregata antisommergibili italiana “Nave Margottini” (strategicamente disposta contro il nemico russo che infesta il Mediterraneo con sommergibili dotati di missili Kalib) e la fregata “Salihreis” della marina turca che ha raddoppiato le proprie unità. Un’integrazione operativa che arriva nel giorno in cui il capo di stato maggiore della Difesa giapponese, il generale Koji Yamazaki, che aveva partecipato all’incontro tra gli omologhi dell’alleanza a maggio, ha ospitato a Tokyo l’ammiraglio Rob Bauer, presidente del comitato militare della Nato. Tutto a poche settimane dalla partecipazione di Tokyo — con il premier Fumio Kishida — al vertice Nato di Madrid; e dopo che ad aprile il ministro della Difesa Yoshimasa Hayashi aveva preso parte al vertice ministeriale dell’Alleanza Atlantica.
Questo allargamento della Nato sta costruendo un bipolarismo militare scollato dal multipolarismo geoeconomico, ma che invece risponde agli interessi contrapposti della geopolitica, che agevolano la liquidità dei confini delle scelte di campo; gli schieramenti poi non tengono conto del traffico d’armi. Gli acquisti degli ordigni non tengono conto dei campi avversi; pur di piazzare qualche affare miliardario si corre il rischio di vendere armi a chi potrebbe puntarle contro chi le vende. Sembra assurdo, ma risponde alla logica per cui il costruttore vende un prodotto del cui uso non si sente corresponsabile, per questo il banchiere Draghi può scambiare contenimento di migranti in cambio di miliardi utili per pagare gli elicotteri Agusta utilizzati nello sterminio dei curdi, rimanendo oltretutto all’interno della medesima coalizione, cosa che comunque non spaventa il leader turco che vende droni in entrambi i campi e acquista aerei e sistemi antimissile contrapposti da entrambi i rivali.
E questo mese abbiamo assistito anche alla fiera dell’industria bellica parigina Eurosatory, a tre mesi dal suo omologo Word Defense Show tenuto a Riyadh; anche qui un dato interessante è quello sulla provenienza degli espositori, che registra un aumento di quelli dell’Est e del Nord europei: «i soldati e le delegazioni ufficiali non sono qui per guardare ma per fare acquisti. In funzione di bisogni concreti e a medio termine ma senza preoccuparsi dei prezzi, che anche in questo settore subiscono l’impennata del costo delle materie prime. Perché sanno che oggi, per i loro governi, la difesa e la sicurezza sono settori in cui non si bada a spese» (“Radiopopolare”)
E l’articolo più gettonato è l’Intelligenza Artificiale e la guerra del microchip.
Approfondimenti
- “AnalisiDifesa” e i segreti di Pulcinella
- “PagineEsteri” e gli stretti al centro dei conflitti
- “AgenziaNova” e la frontiera tra Mauritania e Sahara occidentale
- “Task&Purpose” e la taglia nel Golfo Persico
- “PagineEsteri” e l’embargo sul traffico di armi nel Golfo di Aden
- “Formiche.net” e i sommergibili russi nel Mediterraneo
Ospitati dall’Eirenefest abbiamo potuto raccogliere alcune idee sul traffico d’armi e su questo dossier in preparazione con Emanuele Giordana e Alessandro De Pascale: ne è scaturito un intenso racconto di alcune delle motivazioni che ci hanno spinto a raccogliere questi dati che gradualmente pubblichiamo lungo tutto questo anno fatale, mentre i nostri amici di “Atlante delle Guerre” hanno fornito analisi e dati provenienti dalle loro inchieste