18-22 luglio – Farnborough International Airshow
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- Dal 18 al 22 luglio in Hampshire (UK) si è potuto assistere alla Farnborough International Airshow, un’esposizione di velivoli ufficialmente dual (per uso falsamente civile o da guerra, d’altronde gli affari – soprattutto in questa edizione – sono appannaggio della componente bellica) molto pubblicizzata e partecipata non solo dagli organizzatori, ma da aziende rappresentate, governi e tutta la stampa specializzata. L’offerta ha visto molteplici occasioni di compravendita, di annunci di prototipi particolarmente letali, o di partnership proattive e accordi per ricerche sofisticate.
In grande spolvero i velivoli senza pilota, che hanno la caratteristica di venire sviluppati in progetti che vedono molte aziende collaborare nel settore tecnologico di maggiore competenza. E gli immarcescibili F-35, di cui è moltiplicata la richiesta
- Cominciamo dagli UAV
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«Il futuro dell’aviazione da difesa è autonomo»
Significa che il futuro dell’aviazione militare è rivolto all’espansione dell’uso dei droni.
Quello è il ritornello ripetuto dai leader dell’industria aerospaziale in occasione di due fiere aeree gemelle tenutesi in Inghilterra questo mese – e attendono a breve quel futuro. Lo riprende “Defense News”
Il responsabile dell’Aeronautica Militare degli Stati Uniti, Frank Kendall, ha posto come priorità assoluta l’utilizzo sempre più frequente di velivoli autonomi, ovvero di veicoli aerei senza pilota (UAV) che utilizzano tecnologie come l’intelligenza artificiale per gestire le proprie missioni: infatti un esempio emblematico di queste nuove tecnologie è l’utilizzo di velivoli senza pilota per affiancare i caccia nelle missioni di combattimento. L’Air Force sta iniziando a chiamarli aerei da combattimento collaborativi, o CCA, e vuole che accompagnino gli F-35 e la segreta piattaforma di sesta generazione Next Generation Air Dominance, ora in fase di progettazione. Ciò che è preoccupante è il fatto che Kendall ammetta esplicitamente che rispondano all’attesa di combattimenti aerei con la flotta cinese, dove i droni fungerebbero da esche, oppure da ricognitori, o rispondere alle richieste del pilota inserito nello stormo
- Ma l’immaginazione dei tecnici militari si spinge ancora oltre: Steve Nordlund, vicepresidente e direttore generale di Phantom Works per Boeing Defense, Space and Security, ha detto che la squadra uomo-non-pilota non deve essere necessariamente uno “sciame” di UAV intorno a un caccia pilotato, immagina piuttosto che questi droni autonomi possano essere “slegati” da una piattaforma e possano andare dove sono più necessari.
Boeing collabora con Lockheed Martin nel Kratos Defense and Security Solutions, che ha presentato i recenti voli di prova di due dei suoi droni autonomi XQ-58A Valkyrie, nell’ambito del programma Skyborg. La Lockheed Martin sta studiando un mix di droni sacrificabili e sistemi autonomi più avanzati da affiancare ai caccia con equipaggio dell’Aeronautica Militare degli Stati Uniti. La versione base di ogni Valkyrie costerebbe tra i 3 e i 5 milioni di dollari, e con l’aggiunta di capacità che gli consentano di svolgere una missione specifica – come capacità di attacco, guerra elettronica o intelligence, sorveglianza e ricognizione – il prezzo potrebbe anche raddoppiare, senza superare i 10 milioni di dollari. La produzione potrebbe arrivare a 500 pezzi annui.
Anche la Royal Australian Air Force ha un contratto di 115 milioni di dollari che prevede la sua collaborazione con Boeing attraverso il suo programma Loyal Wingman, per fornire tre droni autonomi da far volare accanto ai caccia con equipaggio.
La scheda di “Si vis pacem para bellum” per il XQ-58A Valkyrie: viene lanciato tramite razzi e, al termine della missione, viene recuperato tramite paracadute; è indipendente dalle piste aeroportuali e potrà aggiungere sensori ed armi supplementari rispetto a quelle dei caccia pilotati (F-22 ed F-35 e altri) che è destinato a supportare negli ambienti altamente ostili. La sua configurazione è relativamente convenzionale, con una fusoliera dotata di corte ali a freccia in posizione centrale, e di due impennaggi di coda a “V”. La presa d’aria per il propulsore è situata sulla parte superiore della fusoliera, ed alimenta il motore a reazione posto nella parte posteriore attraverso un tubo a “S”, al fine di impedire che le pale del reattore siano visibili alle onde radar. Due stive ventrali consentono il trasporto del carico offensivo, sotto le ali sono installati anche due punti di attacco esterni. La formazione tipo dovrebbe essere costituita da tre droni XQ-58a posizionati davanti a un cacciabombardiere guida F-15EX o F-35 Block 4. L’XQ-58 può anche volare in modalità semi-autonoma seguendo un rotta impostata, o diventare completamente autonomo.
«Il risultato del programma LCAAT, in base al quale viene creato l’attuale XQ-58A, potrebbe essere l’emergere di una tattica radicalmente nuova per l’uso dell’aviazione di prima linea. I compiti principali delle conquiste della difesa aerea e la distruzione di oggetti terrestri (anche la lotta per la superiorità aerea è possibile) saranno eseguiti da un collegamento misto, tra cui un cacciabombardiere con equipaggio di quarta o quinta generazione e un certo numero di UAV» (“TopWar“).
Ma anche l’Europa investe sui velivoli senza pilota e Airbus (Francia Germania Italia Spagna) presenta l’Eurodrone alla fiera britannica. E il protagonismo delle aziende di punta italiane standiste è imbarazzante per retorica nazionalista amplificata da “Formiche.net”: Eurodrone e celebrazione di dividendi in materia di arnesi di morte.
- Avio Aero riunisce negli stand istituzionali a Farnborough la Difesa governativa per festeggiare i proventi del motore Catalyst made in Italy, selezionato a marzo da Airbus per equipaggiare il programma del drone europeo e il governo offre un palcoscenico straordinario alle aziende pesanti, a caccia di importanti ritorni industriali e tecnologici.ll Catalyst garantisce una diminuzione dei consumi fino al 20%, una potenza di crociera e una capacità di carico maggiore del 10% e fino a tre ore in più di autonomia in una tipica missione Uav, rispetto ai motori concorrenti nella stessa categoria. Il controllo del motore digitale Fadec (Full authority digital engine control) presente sul Catalyst, inoltre, semplifica l’integrazione tra l’avionica e l’elica, questa realizzata dalla tedesca MT-Propeller. Applicato all’Eurodrone, che è un velivolo a pilotaggio remoto (Uav) di classe Male (Medium altitude long endurance), con capacità versatili e adattabili. Le sue caratteristiche lo rendono la piattaforma perfetta per missioni cosiddette Istar (Intelligence, Surveillance, Target Acquisition, and Reconnaissance): cioè di Intelligence, sorveglianza, acquisizione obbiettivi e ricognizione e per operazioni di sicurezza nazionale. I siti coinvolti nel programma sono: Avio Aero in Italia e Polonia, GE Aviation Turboprop in Repubblica Ceca, GE Aviation Advanced Technology di Monaco di Baviera e il GE Engineering Design Center di Varsavia; come si diceva per i prodotti Aukus di Boeing-Lockheed, a dimostrazione della indispensabile collaborazione tra molte aziende ciascuna per le sue competenze tecnologiche, perché evidentemente bisogna fare in fretta e non solo per la complessità dei sistemi, visto che fino a momenti non di guerra si predilige mantenere segreto o comunque interna la tecnologia applicata evitando di dipendere da altri stati… significa che è elevata la domanda e pure i tempi di applicazione sono immediati.
- L’attivissima industria italiana appare nel mercato dei velivoli senza pilota anche nella proposta americana: infatti Leonardo DRS era presente fresca di acquisizione della RADA israeliana: il 21 giugno la società a capo del complesso miltare-industriale nazionale ha comunicato che la controllata statunitense Leonardo DRS e l’azienda israeliana RADA Electronic Industries Ltd. (leader nella fornitura di radar tattici militari e software avanzati) hanno firmato un accordo vincolante di fusione, come ci informa Antonio Mazzeo, specificando anche produzione e maestranze del nuovo partner della filiale statunitense dell’azienda italiana di difesa Leonardo SpA.
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- «Secondo il presidente e amministratore delegato di Leonardo DRS, William Lynn, l’azienda sta lavorando sulle modalità di progresso delle capacità come l’integrazione dei sensori e l’uso dell’energia diretta e della guerra elettronica per eliminare gli sciami di droni».
- Leonardo DRS è la filiale statunitense dell’azienda italiana di difesa Leonardo SpAa le attivissime aziende italiane sono presenti sul mercato dei droni sia in un prodotto che presso la sua concorrenza: anche Leonardo DRS era presente alla fiera e fresco dell’acquisizione di RADA Electronics Industries» (“Defense News”).
- Ma Leonardo a giugno aveva allacciato altre relazioni collaborative con BAE Systems allo sviluppo di un dimostratore del Future Combat Air System, che il Ministero della Difesa britannico prevede di far volare entro il 2027. Il parlamento italiano si è impegnata a spendere 6 miliardi di euro per il programma nel prossimo decennio per questo nuovo Eurofighter Tempest, successore del Typhoon.
Parlando il 19 luglio al Farnborough Airshow, il Segretario alla Difesa britannico Ben Wallace ha sottolineato la collaborazione della Gran Bretagna con l’Italia e il suo nuovo potenziale partner, il Giappone alla progettazione del Tempest, all’interno del quale è prevista una qualche partecipazione della Swedish Air Force.
- Destino vuole che la fiera sembra sia fatta in casa dai soliti brand, che hanno atteso l’occasione per sbandierare le loro partnership: infatti subito al secondo giorno, rilanciata dalla grancassa della solita “Defense News” la stessa BAE Systems (il più grande appaltatore della difesa in Europa), ha annunciato l’ingresso nel settore del trasporto aereo militare attraverso un’alleanza strategica con il produttore brasiliano di aerei Embraer, con la quale ha annunciato di aver firmato un memorandum d’intesa per perseguire un potenziale accordo con l’Arabia Saudita per l’acquisto del bimotore per il trasporto aereo tattico C-390 dell’Embraer.
Un’ubriacatura di armi per Riad proviene dal viaggio di Biden che apparentemente aveva solo ricevuto rifiuti (a incrementare la distribuzione di barili fuori dall’Opec, schierandosi in quel modo contro la Russia) e invece ha sbloccato 5 miliardi di dollari in armi: 3 per i 300 Patriot Interceptors (vendita già bocciata in passato dal Congresso per la pessima condotta dei wahabiti) e 2 nei Thaad Iterceprtors, prodotti da Raytheon Technologies «saranno utilizzati per rifornire quelli usati per abbattere i missili e i droni sparati nel regno dai ribelli Houthi nello Yemen», si legge in “DefenseOne”. Ma allora cosa se ne farà Mbs di una potenza di fuoco simile, se davvero reggesse la tregua in Yemen e si va verso rapporti amichevoli con Turchia, Israele…? Rimane solo uno scontro aperto contro l’Iran, a pensare male ci aiuta “Politico.eu”:
«L’amministrazione Biden sta esortando le nazioni arabe a collaborare con Israele per contrastare i missili iraniani, ma la continua diffidenza e le differenze tecnologiche significano che qualsiasi tipo di alleanza potrebbe essere lontana anni. Secondo funzionari ed esperti, un obiettivo più realistico sarebbe che Israele condividesse alcune informazioni con gli Stati arabi, conducesse esercitazioni da tavolo insieme e magari acquistasse ulteriori armi compatibili. Si tratta di un obiettivo più raggiungibile rispetto a uno scudo di difesa regionale che colleghi i tiratori con radar, satelliti e altri sensori… Ma un problema è che anche Sauditi ed Emirati Arabi Uniti utilizzano sistemi cinesi e russi, che non possono integrarsi con le apparecchiature occidentali… L’idea di un’alleanza di difesa missilistica allentata riflette un cambiamento verso la normalizzazione tra ex avversari che si coalizzano intorno a un atteggiamento più falco nei confronti dell’Iran, ha affermato Caroline Rose, analista del New Lines Institute».
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Gli UAV rappresentano il futuro business, ma quello consolidato e che rappresenta miliardi cash – tanti sporchi e subito – è il mercato degli F35 che anche a Farnborough sono stati un vero successo. Formiche poi esagera rivendicando strumentalmente quale vantaggio trarrebbe lo stabilimento di Cameri. Comunque è un bottino formidabile indotto dall’attenzione per situazioni di guerra.
In Europa i paesi che hanno scelto di affidare la difesa aerea agli F-35 sono Germania (sostituendo i vecchi Tornado per un totale di 8 miliardi), Finlandia (10 miliardi in cambio di 64 F-35, per disfarsi dei vecchi F-18 Hornet McDonnel), Repubblica ceca (a rimpiazzare i suoi Saab JAS 39 Gripens), Svizzera (6,5 miliardi stanziati un anno fa) e Grecia (un ordine di almeno 20 F-35 entro il 2028) aderendo al programma del Joint Strike Fighter. L’anno scorso, inoltre, è stato consegnato il primo caccia alla Danimarca e l’Aeronautica militare olandese è diventata ufficialmente la nona nazione al mondo a dichiarare operativa la propria flotta di caccia.
- E di nuovo un ruolo particolare se lo ritaglia l’Italia, tornando a una rivelazione di “Formiche.net”
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«Lockheed Martin si è aggiudicata un contratto del valore di 524 milioni di dollari per il supporto ai caccia di quinta generazione F-35 italiani. A darne notizia un comunicato del dipartimento della Difesa americano, che ha registrato la modifica che aumenta il massimale per l’approvvigionamento di materiali, parti, componenti e sforzi a lungo termine per la produzione di sette velivoli F-35A e due F-35B del lotto 15 e sette F-35A e due F-35B del lotto 16 destinati alle Forze armate del nostro Paese. Il lavoro sarà svolto principalmente negli Stati Uniti, ma vedrà la partecipazione anche del sito produttivo italiano di Cameri, in Piemonte, dove si trova una delle uniche due Faco al di fuori degli Usa (l’altro è in Giappone) e si prevede che sarà completato nel giugno 2025. L’Italia ha fino ad oggi ordinato sessanta caccia a decollo e atterraggio convenzionale F-35A e trenta nella variante a decollo corto e atterraggio verticale F-35B.
Secondo il Pentagono, la quantità finale di velivoli potrebbe cambiare in base a eventuali “aggiustamenti apportati dal Congresso degli Stati Uniti nel bilancio 2023 e a eventuali ordini richiesti dai partner internazionali».
(certo: li forniremo, se rimangono fondi di magazzino, vista la richiesta indotta dagli orizzonti bellici, che si approvvigionano grazie anche a Farnborough)