La guerra è venuta con le armi: 24 febbraio 2022 invasione dell’Ucraina
Era nell’aria come un drone, la preparazione dell’aggressione della Russia ai danni dell’Ucraina erano chiari; forse i calcoli geopolitici sono stati sbagliati, non considerando il fattore umano o l’improvviso interesse pretestuoso dell’Occidente a cavalcare l’opportunità di smerciare armi e fondare l’esercito europeo, sottraendo risorse allo stato sociale.
Certo invece che chi ha scatenato il delirio bellico contava su numeri ben precisi di ordigni e sistemi di offesa per una guerra novecentesca, fatta di blindati, tank, mezzi di trasporto truppe (un esercito ben equipaggiato di 150.000 uomini) risalenti ancora all’Urss, la cui linea cupa e inquietante è inconfondibile. Però l’armata russa può contare su armi di fattura recentissima, dotate di tecnologie sofisticate, come il Sukhoi-57 “Felon”, un caccia invisibile multiruolo di V generazione con cannoncino frontale, usato in Siria, integrato dal drone da combattimento S-70 Okhotnik. E poi ci sono i missili ipersonici Zircon (in dotazione sui sottomarini con una gittata di 620 miglia) e Kinzhal (montati sui Mig-16), che volano a una velocità superiore a Mach 5 (cioè 9 volte più veloce del suono) e i razzi termobarici TOS-1, che contengono solo carburante e sfruttano l’ossigeno dell’atmosfera come ossidante; il TOS-1 opera in due fasi: nella prima, l’ordigno disperde idrocarburi affinché si crei una miscela nell’aria; una volta innescata, avviene la seconda fase per cui l’aerosol infiammabile brucia rapidamente e crea una violenta corrente d’aria diretta verso il centro di una depressione creata proprio dall’ordigno. Sono sufficienti pochi millisecondi per fare sì che la nuvola si incendi, crei l’esplosione e la conseguente onda d’urto; e riesce a infiltrarsi in ripari e tunnel.
I sistemi balistici lanciati da terra, da sottomarini vanno a unirsi ai bombardieri strategici come unico strumento di deterrenza che ha Mosca: l’RS-28 Sarmat.
Avanzamento